Lato A e lato B della copertina.
Dati
- Titolo = Brennero 66 / Per quelli come noi
- Pubblicazione = Ottobre 1966
- Data matrici = 03 ottobre 1966
- Versione = Singolo vinile 45 giri
- Editore e codice = Vedette VVN 33121
- Matrice lato A = 5110 NP
- Matrice lato B = 5111 NP
- Tipo audio = Mono
- Arrangiamenti = Pooh
- Seconda edizione, ristampa della seconda edizione = Vedette VVN 33121
- Versione juke-box = Vedette VVN 33121
Formazione
- Mauro Bertoli = voce e chitarre
- Roby Facchinetti = voce e tastiere
- Riccardo Fogli = voce e basso
- Mario Goretti = voce e chitarre
- Valerio Negrini = voce, batteria e percussioni
Brennero 66
- Testo: Armando “Pantros” Sciascia (*)
- Musica: Francesco Anselmo (*)
- Voce solista: Roby Facchinetti
- Timing: 2:30 ca.
Ora non senti
nessuna voce
fra gli echi della sera
tanto ma tanto silenzio lì intorno
non fa paura
si muore bene in silenzio
e una campana fra i monti
racconta alla gente lontana
di te che sei morto per niente lassù
Nella tua casa
di pietra bruciata
non han mai visto la neve
ora sul muro è rimasta soltanto
quella tua foto
stringevi in mano il fucile
e una campana in paese
racconta a una donna che piange
di quel tuo fucile
che non servì a niente
T'hanno ammazzato
quasi per gioco
per dimostrare alla gente
che tra quei monti la voce del tempo
degli uomini uccisi
non deve contare più niente
e la campana un po’ triste
che a te sembra tanto lontana
potrebbe tacere
e lasciare il silenzio
per te
Note sulla canzone
Editore: Eliseo Edizioni Musicali .
(*) La canzone è stata in realtà scritta (e successivamente
accreditatagli) da Valerio Negrini per i testi e da Roby
Facchinetti per la musica.
Si tratta del primo brano scritto ed interpretato da Roby
Facchinetti, appena entrato nel gruppo insieme a Riccardo Fogli
in sostituzione di Bob Gillot e Gilberto Faggioli.
Il brano trae ispirazione dai frequenti omicidi di militari
della Guardia di Finanza che in quel periodo avvenivano in
Trentino Alto Adige. Presentata al Festival delle Rose
in coppia con Roby Crispiano, cantautore appartenente anch’egli
alla scuderia Vedette, subì l’imposizione da parte della
“Commissione Censura” della Rai del cambiamento del titolo in "Le
campane del silenzio" (per evitare il collegamento ai
sanguinosi fatti di cronaca che avevano ispirato la canzone) e
della modifica del testo, con l’eliminazione della frase “t’hanno
ammazzato quasi per gioco”. Il sacrificio, accettato pur
di non perdere la “vetrina” del festival, non venne ben
assimilato dalla casa discografica che perse interesse nel
promuovere il singolo, infatti pare che la versione di Crispiano
non sia mai stata pubblicata.
Di questa canzone esiste un'alternate take, inserita nel 2006 in
una delle ristampe su vinile dell'album Per
quelli come noi.
Successivamente è stata pubblicata, oltre che su innumerevoli
ristampe non ufficiali della produzione del periodo Vedette
(1966/1970), su:
- 1966 - Per quelli come noi (LP, MC, CD)
- 1995 - Pooh Book (remake) (antologia) (6 CD, 6 MC)
- 1998 - Un minuto prima dell’alba (remake del 1995) (antologia) (CD, MC)
La canzone orginale è in tonalità di LA minore.
Accordi: http://wikitesti.com/index.php/Brennero_%2766
Commenti sulla canzone
Pooh
“Era il tempo della canzone di protesta. Sull'onda dei folksingers americani, tutti ci trovammo d'un tratto a cantare contro la guerra, contro la bomba, contro il potere e contro il barbiere. Ma noi italiani non avevamo nelle nostre chitarre un Vietnam reale e scottante, razzismi endemici o Presidenti che potessero innescare catastrofi planetarie. Perchè non occuparsi, se il momento musicale portava in quel senso, delle cronache amare di casa nostra? In Alto Adige c'erano i terroristi che ammazzavano col tritolo i finanzieri italiani, la nazione ne era scossa e indignata e noi di questo dramma ne parlammo in musica, fieri se non altro di dimostrare che noi musicisti "beat" non eravamo solo un branco di insensibili e squinternati capelloni come molta opinione pubblica sbraitava. Approdammo al Festival delle Rose, manifestazione in quegli anni appetibilissima, con tanto di diretta Rai. Poche ore prima dell'esibizione fummo convocati inopinatamente da un arcigno funzionario della commissione di censura radiotelevisiva (allora c'era anche roba simile) e ci venne perentoriamente imposto, pena l'esclusione, di stravolgere il testo del brano, eliminandovi qualsiasi riferimento alla realtà, a partire dal titolo. Il discografico da Milano, ovviamente solidale con quei signori, volle suggerire di suo pugno gli opportuni cambiamenti, riducendo quel nostro pezzo ad un'insulsa litania che si doveva intitolare "Le Campane Del Silenzio" e che, per buona pace di tutti, non significava più assolutamente nulla. Soli e disorientati dovemmo soggiacere e quella sera cantammo la "cosa", in coppia con tale Roby Crispiano, futuro ex cantautore, il quale poi, in un eccesso di fair-play, proclamò in giro che quella canzone era sua. Questo potè fare in quanto, non essendo noi ancora a quei tempi iscritti come autori alla SIAE, quando si facevano i dischi, i nostri nomi non comparivano. I brani venivano depositati personalmente dai nostri boss discografici con pseudonimi fantasiosi che non nascondevano le loro eccelse persone e convogliavano nelle loro tasche i magri diritti d'autore da ciò derivanti. Chi siano Pantros, Selmoco, Tical e i loro simili forse un Di Pietro del futuro ve lo dirà. Io vi posso solo dire che per riacchiappare la paternità di tante nostre parole, noi e tanti altri come noi siamo per avvocati da decenni. Chi ha parlato di censura proterva, di manager rapaci e della nostra ipoglicemica ingenuità, ha però taciuto pro bono pacis della qualità tecnica dei missaggi radiofonici di allora. Nessuno intuì le disavventure di questo testo massacrato che invece doveva essere importante, nessuno per fortuna ascoltò altro che orridi suoni distorti e un bergamasco di vent'anni che sprecava voce in diretta da Roma. Fortunatamente il disco uscì come era stato concepito e, se pochi allora se lo comprarono, è oggi una robusta canzone viva che compie trent'anni. La censura è andata in pensione col bianco e nero e le nostre creature adesso le firmiamo noi." (1995).
Per quelli come noi
- Testo: Armando “Pantros” Sciascia (*)
- Musica: Francesco Anselmo (*)
- Armonica: Mario Goretti
- Voce: Roby Facchinetti
- Timing: 2:01 ca.
Per quelli come noi
c'è solo il vento
parlate anche di noi
solo un momento
se l'erba gelerà
sarà soltanto
il tempo di sparir
senza rimpianto
Voi che non vedete
non sentite ma parlate
giudicate
solo che non siamo seri
come voi
ma quelli come noi
non sanno odiare
lasciateci la forza
di cantare
non vi chiediamo niente
in fondo in fondo
lasciateci soltanto
il nostro mondo
Voi che non vedete
non sentite ma parlate
giudicate
solo che non siamo seri
come voi
ma quelli come noi
non sanno odiare
lasciateci la forza
di cantare
non vi chiediamo niente
in fondo in fondo
lasciateci soltanto
il nostro mondo
soltanto
il nostro mondo
sì
il nostro mondo...
Note sulla canzone
Editore: Eliseo Edizioni Musicali.
*) La canzone è stata in realtà scritta (e successivamente
accreditatagli) da Valerio Negrini per i testi e da Roby
Facchinetti per la musica.
Il brano è uno dei più aderenti alla filosofia beat scritto dai
Pooh, oltre a ricoprire la mai riconosciuta importanza di essere
la title-track del primo album del gruppo.
Recentemente è apparsa nella cosiddetta “discografia satellite”
(riferita alle ristampe "selvagge" del periodo Vedette)
un'alternate take che presenta le caratteristiche tipiche di una
demo, con un organo molto più presente.
Successivamente è stata pubblicata, oltre che su innumerevoli
ristampe non ufficiali della produzione del periodo Vedette
(1966/1970), su:
- 1966 - Per quelli come noi (LP, MC, CD)
- 1967 - Nel buio / Per quelli come noi (45 giri promo)
- 1995 - Pooh Book (remake) (antologia) (6 CD, 6 MC)
- 1998 - Un minuto prima dell’alba (remake del 1995) (antologia) (CD, MC)
La canzone originale è in tonalità di SOL minore.
Accordi: http://wikitesti.com/index.php/Per_quelli_come_noi
Per ascoltare il singolo su Youtube: http://youtu.be/2IOE_COLeqg
Per ascoltare la versione "alternate": http://youtu.be/SkR3u5J8XPE
Commenti sulla canzone
Roby Facchinetti
“Era il retro di Brennero ’66 e fu scelto come titolo del nostro primo LP. In quel periodo incidere un 33 giri non era per niente usuale: era una specie di premio per il successo ottenuto con i 45 giri. Il nostro LP lo incidemmo su un Telefunken a 4 piste”.
Dodi Battaglia
“Uno dei primissimi brani dei Pooh, inciso prima del mio arrivo. È una bandiera dei miei anni Sessanta. In quel periodo tutti noi giovani eravamo convinti di dover cambiare il mondo”.
Note sul singolo
Versione jukebox
Etichetta: Vedette Records VVN 33121
Formato: Vinile 45 giri, versione promozionale
Pubblicazione: 1966
Tracce: Lato A "Brennero '66" - Lato B "Per quelli come noi"
Seconda edizione del singolo
Etichetta: Vedette Records VVN 33121
Formato: Vinile 45 giri
Pubblicazione: 1966
Tracce: Lato A "Brennero 66" - Lato B "Per quelli come noi"
Rispetto alla prima edizione, ciascuna facciata della copertina riporta la dicitura "Dal III° Festival delle Rose".
Ristampa della seconda edizione del singolo
Etichetta: Vedette Records VVN 33121
Formato: Vinile 45 giri
Collana: "Quei Favolosi Anni '60", n. 22, Fabbri Editori
Pubblicazione: 1998
Tracce: Lato A "Brennero 66" - Lato B "Per quelli come noi"
Rassegna stampa
24 novembre 1966 - Giovani - N°48 - Pag.26 - "Per i Pooh è tutta questione di rotelle in meno", di Franco Vastini
[...] Sono in cinque, Mauro, Valerio, Mario, Roby e Riccardo [...]. Sei mesi fa la formazione era diversa, mancavano Roby e Riccardo, al loro posto c'erano Robert e Gilberto [...]. In questi giorni hanno suonato al Piper di Roma. Sono andato a trovarli. Per prima cosa ho chiesto perché l'organista e il bassista che prima facevano parte del complesso erano stati sostituiti.
Mi risponde Mauro che, essendo insieme a Valerio uno dei fondatori del complesso, fa da portavoce dei Pooh: «Gilberto se n'è andato per incompatibilità di carattere, e Robert perché aveva sempre sete».
[...] Riccardo suona il basso [...]. È l'ultimo arrivato: sono appena quattro mesi che suona con i Pooh.
Roby, invece, è con il complesso da cinque mesi, suona l'organo ed è sempre innamorato. L'ultimo successo dei Pooh è "Brennero '66", la canzone che hanno presentato al Festival delle Rose in coppia con Roby Crispiano. Sul retro del disco c'è "Quelli come noi", una canzone che dà il titolo anche al long-playing che uscirà a fine mese e che conterrà dodici pezzi, sei scritti da loro e gli altri sei tradotti da loro [...].
29 settembre 1971 - Ciao 2001 - N°39 - Pag. 13 - "I Pooh - «Tanta voglia.... d’affermazione»", di A. G.
[...] Ho chiesto ai Pooh come si vedano nel mondo musicale italiano e se non pecchino dello scarso tentativo di inserirsi tra i complessi d’avanguardia quelli cioè che seguono il filone “rock”. È ancora Roby che mi risponde.
«Vedi, noi siamo una formazione italiana ed abbiamo sempre cercato di svilupparci nella maniera tradizionale. Questo lo abbiamo deciso dopo le nostre primissime uscite, quando facevamo il repertorio degli Who con il cataclisma finale incidevamo pezzi come “Keep On Running” in italiano, alla gente piacevamo, ma ci siamo resi conto che eravamo solo dei bravi esecutori. Musicisti sì, ma non facevamo altro che prendere il materiale degli altri e trasmetterlo al pubblico italiano che cio apprezzava forse perché non avevano mai visto i veri creatori di quello che suonavamo ogni sera. Così decidemmo di guardarci attorno: vivevamo in un paese con i suoi problemi interni e con la sua tradizione musicale che è quasi più considerata all’estero che in Italia. Facemmo “Brennero 66” affrontando il problema dei disordini e incidenti in Alto Adige, venimmo bocciati dalla RAI perché il pubblico sembrava non ancora preparato alle canzoni di protesta. Poi incidemmo “Piccola Kathy” nel quale descrivevamo il problema delle “Groupies”, quelle ragazzine che seguono i complessi per vari indefiniti motivi. Un problema che vedevamo nascere tra noi giorno per giorno in misura sconcertante. Questo lo considero stare all’avanguardia, perlomeno con la prima consegna dei fatti. Oggi è ridicolo: basta che un complesso faccia lo stile dei Grand Funk o degli Iron Butterfly o degli Zeppelin perché venga considerato d’avanguardia. Dovevamo considerarci tali quando suonavamo come gli Who cinque anni fa? Eravamo solo dei bravi copiatori, mentre ora abbiamo un discorso nostro, scriviamo materiale nostro rispecchiando le nostre impressioni di giovani, uomini e musicisti. Il pubblico l’accetta, quindi pensiamo di essere sulla buona strada» [...].
06 aprile 1972 - Qui Giovani - N.14 - "I Pooh sono saliti a 'livello mondiale'", di Franco Paoli
[...] Quello che qualche tempo fa "Qui Giovani" chiamò il "fenomeno Pooh" (per definire l'incredibile e clamoroso ritorno dei Pooh, dopo tre anni di silenzio) è quindi un fenomeno di coerenza, originalità e chiarezza di idee musicali [...].
«Siamo stati noi i primi, fra i complessi, a cominciare quel genere folk di cui si parla tanto oggi», dice Facchinetti. «Negrini ed io componemmo "Brennero '66", un brano melodico che si riferiva al sanguinoso problema dell'Alto Adige. Ancora oggi, durante le serate, molti spettatori ci chiedono quella canzone» [...].
21 agosto 1977 - Bolero - N°1581 - Pag.24 - "Fame, folli amori e successo", di Roby dei Pooh
[...] Presentammo «Brennero '66», un pezzo tratto dal nostro long-playig, ma il testo fu bocciato dalla Rai, che lo considerava troppo politico e così la nostra canzone non ebbe mai né un passaggio radiofonico né televisivo [...].
Marzo 1990 - Novella 2000 - N. 10 - Pag. 34 - "I Pooh cantan vittoria: Siamo noi i più forti da vent'anni!", di Michele Farina
[...] Ha detto Canzian in una intervista: «Gli altri gruppi sono finiti e noi siamo rimasti. Forse perché siamo sempre stati italiani fino in fondo. Negli anni Sessanta non avremmo mai scritto un pezzo sul Vietnam. Tra il '65 e il '70 c'erano gli attentati in Trentino-Alto Adige. Noi abbiamo cantato "Brennero '66" [...]. La gente moriva lo stesso, solo che era una storia meno facile».
30 agosto 2015 - Alto Adige - "Bombe, i Pooh cantavano Brennero 66", di O. D.
Gli anni Sessanta sono stati segnati dalle forti tensioni fra i diversi gruppi linguistici che sfociarono anche nella prima stagione delle bombe e l'episodio più clamoroso fu indubbiamente quella della notte fra l'11 e il 12 giugno 1961 quando decine e decine di esplosioni fecero saltare molti tralicci dell'alta tensione. Un'azione che verrà ricordata come "la notte dei fuochi" o "Feuernacht". Poi gli attentati cambiarono anche obiettivo e non mancarono vittime fra i militari in servizio sul confine di Stato. Questione delicatissima per la politica di Roma che arrivò così a censurare anche una canzone di un gruppo appena formatosi [...] "I Pooh" [...]. Nel febbraio del 1966 la band pubblica il primo 45 giri "Vieni fuori". Sul finire dello stesso anno poi partecipa al Festival delle Rose con il brano "Brennero '66", che però viene censurato per il tema trattato, il terrorismo in Alto Adige. L'imposizione da parte della "Commissione censura" della Rai non ammetteva rifiuti o tentennamenti: il titolo doveva essere assolutamente cambiato [...] in "Le campane del silenzio" per evitare ogni collegamento ai sanguinosi fatti di cronaca [...], così come il testo della canzone andava modificato con l'eliminazione della frase "t'hanno ammazzato quasi per gioco". Il sacrificio, accettato pur di non perdere la "vetrina" del Festival delle Rose, non venne ben assimilato dalla casa discografica che perse interesse nel promuovere il singolo. E alla rassegna musicale il brano finì in fondo alla classifica [...].