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1976
Gennaio 1976 - Sorrisi e Canzoni TV - Pagina 48 - "Il compromesso musicale dei Pooh", dei Pooh
Nel giro di tre mesi ci siamo esibiti in Bulgaria, Romania, Canada, e Stati Uniti. La musica avvicina i popoli [...]. Code di un chilometro per assistere agli spettacoli.
Un giorno vorremmo poter dire anche noi, come Carlo V che «sul regno dei Pooh non tramonta mai il sole» [...]. Le ideologie e la politica non hanno niente a che vedere con la musica. Il nostro impegno è di suonare meglio che possiamo, il nostro «compromesso» è quello di superare le fratture che dividono il mondo in nome di una armonia che è essenzialmente quella musicale.
Siamo stati a distanza di poche settimane in Bulgaria, Romania, Canada e Stati Uniti [...].
In Bulgaria abbiamo dato 15 concerti; 6 in Romania [...].
Nell'Est non c'è il solito giro di impresari artistici, agenti e via dicendo. Si è scritturati da un ente statale. Ci siamo esibiti in teatri o sale da concerto che in media potevano contenere 6 mila persone. A Bucarest erano 8 mila.
Ci chiederete che tipo di pubblico fosse [...]. Un pubblico meno smaliziato del nostro, che non ha certo visto tutti gli spettacoli che si vedono in Occidente. Gente di ogni età, con una notevole sensibilità musicale. Abbiamo riascoltato le registrazioni degli spettacoli e possiamo dirvi che l'appluso scattava sempre nel momento esatto in cui sentivamo di meritarcelo. È un pubblico insomma che sa capire e apprezzare, che frequenta i negozi di dischi e ascolta di preferenza musica classica. Un pubblico infine che ha dimenticato certi piccoli malumori nei riguardi degli italiani [...].
Il successo è stato calorosissimo. La gente (dopo code ordinatissime di un chilometro e più, fuori del teatro) è venuta a sentirci più di una volta. Non parliamo dei bis: tutte le sere dovevamo concederne, mentre il pubblico si alzava affollandosi attorno al palco per applaudirci [...].
Sinora in Bulgaria e Romania i nostri dischi sono arrivati alla spicciolata e per importazione. Le radio locali però li hanno sempre trasmessi. Il pubblico conosce già certe canzoni. Quando per esempio attaccavamo con «Pensiero» regolarmente veniva giù il teatro. I giornali hanno parlato di noi er non sono mancate le recensioni [...]. Ci hanno proposto, per esempio, una tournée di tre mesi in Russia per la prossima estate. Abbiamo dovuto rifiutare perché non abbiamo tempo, siamo già troppo impegnati in Italia [...].
Gennaio 1976 - Sorrisi e Canzoni TV - Pagina 64 - "Scoprendo l'America abbiamo cambiato colore", dei Pooh
[...] A Toronto ci vestiamo da cacciatori polari. Sveglia all'alba per cantare una canzone alla radio. A New York registriamo "Linda" con l'arrangiatore Eric Carmen. Il nostro nuovo spettacolo color acciaio nasce tra una selva di grattacieli. Il "moog" di Roby, l'arpa di Red, le due chitarre di Dody e i campanellini di Stefano.
[...] Dicembre. Mentre tutti si preparano al Natale, noi partiamo per la tournée americana. Prima tappa Toronto, in Canada. Il freddo è polare: 20 gradi sotto zero. Le orecchie ci cadono a... pezzi. [...] A Toronto ci siamo esibiti un sabato e una domenica. E qui è successo qualcosa che non si prevedeva: parecchi spettatori non sono riusciti a trovar posto in sala. E così siamo stati costretti a protrarre il nostro soggiorno per dare un concerto in più. [...] solo il trasporto in aereo del materiale e degli strumenti ci è costato una dozzina di milioni. Oltre agli spettacoli, abbiamo registrato uno special dal vivo, destinato alla TV, e abbiamo avuto sette od otto "passaggi" radiofonici […].
Gennaio 1976 - Testata sconosciuta
01 febbraio 1976 - Bolero - Numero 1500 - Titolo non disponibile, di Cristina Maza
I Pooh adesso sono indipendenti, fanno tutto da soli:da pochi giorni hanno rinunciato alla collaborazione del loro produttore, Giancarlo Lucariello, che si occupava di loro da cinque anni [...].
"C'è stata una lite?", chiedo ai "fantastici quattro" Poohche sono venuti a trovarci a Segrate.
"No, assolutamente", mi dice Red Canzian, 23 anni, il "bello" del complesso [...], "non abbiamo litigato. Solo ci siamo accorti che le nostre idee sul piano artistico non coincidevano più e abbiamo preferito separarci, proprio prima di litigare. Adesso litighiamo tra noi", conclude ridendo. Dopo una torunée in tutta Italia durata 76 giorni, i Pooh sono di ottimo umore perché hanno avuto successo perché sono stati ascoltati da 120 mila persone almeno, una cifra record durante i mesi invernali.
"E poi siamo molto soddisfatti del nostro ultimo LP "Forse ancora Poesia"", mi dice Roby Facchinetti. "Le canzoni che presentiamo sono tutte nostre, scritte da noi con la collaborazione del nostro ex batterista Valerio Negrini, che si è rivelato un paroliere formidabile, pieno di idee, pieno di poesia".
"Adesso il nostro spettacolo è proprio bello [...] è una specie di discorso sull'amore, con un suo filo logico e poetico, e luci ed effetti al servizio delle canzoni. [...] All'inizio eravamo un complessino senza pretese, ci sentivamo tutti troppo giovani e sprovveduti per cominciare un discorso nuovo. Adesso è diverso".
[...] "Ma noi siamo tutti degli inguaribili romantici", Confessa Stefano D'Orazio [...], "lo siamo tutti e quattro anche se il più romantico in assoluto è Roby: diventa rosso davanti alle ammiratrici e si commuove quando qualcuna delle lettere che riceviamo è particolarmente toccante...".
"Voi non parlate mai della vostra vita privata, come mai?" chiedo ai Pooh [...].
"Ci sembra inutile parlare della nostra vita privata", risponde Red Canzian, "[...] Siamo dei tranquilli, e cerchiamo di conquistare il pubblico con la nostra bravura, senza scatenarlo con grida e slogan che con la musica non c'entrano per niente".
"Una volta a Roma", dice Dodi, "non volevano darci il teatro Brancaccio perché poche sere prima con l'esibizione di un altro complesso era successo un caos, avevano sfasciato le seggiole e cose del genere. Per distoglierci dall'idea di cantare in quel teatro, il proprietario ci aveva chiesto un affitto sbalorditivo. Noi abbiamo accettato, abbiamo cantato a teatro esaurito e non è successo niente, ci sono stati solo applausi".
[...] "Nessuno vi ha mai offerto di fare un film?", chiedo a tutti e quattro.
"Decine e decine di volte,", risponde Red, "ma erano tutti film scemi. Il nostro sogno è di fare un film che possa ricordare qualche film dei Beatles. Eppure un film così non ce l'ha offerto nessuno!".
19 marzo 1976 - Nuovo Sound - Numero 12 - "Pooh il coraggiodi cambiare sound", di Susanna Suman
È abbastanza frequente recarsi ad ascoltare per la prima volta un gruppo che si conosce solo attraverso la produzione discografica e restare sorpresi, positivamente o negativamente, in quanto solo in rari casi c'è un riscontro "live" a quello che viene realizzato in lunghi mesi in sala d'incisione.
Nel caso dei Pooh, uno dei più "anziani" complessi italiani di musica leggera (dieci anni di attività), la sorpresa è maggiore in quanto la preparazione dei musicisti e le loro idee sonore appaiono enormemente diverse, in questo ultimo periodo, dall'immagine discografica e radiofonica che se ne può avere.
[...] La notizia di cronaca è apparentemente insignificante: dopo cinque anni e quattro LP di successo, i Pooh e il loro produttore Giancarlo Lucariello divorziano.
«[...] è stata una scelta giusta e intelligente da entrambe le parti, anche se in fondo si sarebbe potuto continuare ad andare avanti come sempre, ma incombeva un pericolo: quello dell'avvilimento della freschezza del discorso».
D.: "Quale discorso?"
R.: «Il suo e il nostro: più andavamo avanti, più le idee si distaccavano. Con questo non vogliamo dire che noi volevamo fare il rock e lui i Pooh di una volta: il filone da seguire, al limite, può continuare ad essere lo stesso, ma con una mentalità diversa [...]. Già all'epoca di "Ninna nanna" stava cambiando il nostro modo di "sentire" le sonorità di un brano: dove lui visualizzava un'atmosfera attraverso l'orchestra, ad esempio, per noi invece l'ideale sarebbe stato un sound acustico. Poi si finiva con una soluzione intermedia, che in fin dei conti non contentava nessuno.
Insomma eravamo arrivati al punto di bocciare a vicenda gli spunti, le idee; e bisogna rendersi conto che anche se noi quattro eravamo d'accordo, la sua parola, l'ultima, valeva più delle nostre messe insieme.
[...] chi conosce i Pooh solo dal punto di vista discografico non può rendersi conto, quando ci viene a sentire dal vivo, di questo enorme stacco: sono proprio due mondi, soprattutto in certi brani da giri...
[...] Lucariello aveva paura del nuovo, per esempio, ma non tanto del fatto che noi volessimo passare al rock, o comunque cambiare genere: temeva di azzardare un pezzo acustico, per esempio, che noi avevamo ideato con steel guitar e mandolini. Si tratta proprio di un discorso "tecnico": la gente che viene ai concerti non ci trova nei dischi. [...] ci sembra giusto che nei dischi si senta la nostra realtà, anche se i Pooh che hanno fatto successo erano quelli di "Tanta vogia di lei": non possiamo fermarci lì, a quel suono, a quel senso, aspettando un successo simile a quello. I Pooh di domani vedono le cose in modo diverso: nella nuova produzione vogliamo dare più spazio a noi stessi come strumentisti, eliminando o riducendo ai minimi termini l'intervento di un organico extra: cioè esaltare il più possibile i Pooh, quello che noi siamo, senza ricorrere all'aiuto dell'orchestra. In fondo è quello che facciamo in concerto».
D.: "C'è qualche brano nell'ultimo LP in cui siete riusciti a "spuntarla", sul sound discografico che vi distingueva fino a oggi?".
R.: «Sì, qualcosa c'è: per esempio il brano strumentale "Quinta stagione", "Wild track", "Un posto sulla strada" come immagine di quel rinnovamento che stiamo realizzando [...] ».
D.: "In conclusione, cosa dovete oggi a Giancarlo Lucariello?"
R.: «Molto, moltissimo. Ha saputo valorizzare i Pooh dal momento che ci ha preso con sé, dopo quattro anni di dischi sbagliati, indicandoci le cose da valorizzare e ampliare, rispetto ad altre: ci ha indicato la strada per riscoprire noi stessi e le nostre reali possibilità, mettendoci in condizione di maturare e renderci autonomi [...] ».
02 maggio 1976 - Topolino - Numero 1066 - Pagina 127 - "I Pooh", di Max Red
Dicembre 1976 - Grand Hotel - Pagina 77 - "Niente rabbia ma tanta voglia di lavorare", di M. A.
I «Pooh» stanno vivendo una stagione ricca di successi e di impegni. Mentre il loro ultimo 45 giri, «Linda», trionfa in «Hit parade» e il long playing «Poohlover» sale sempre più nella classifica delle vendite, loro si preparano per la lunga tournée americana che li vedrà nei maggiori teatri statunitensi. Poi, a fine anno, giusto il tempo di fare un brindisi al 1977 con le rispettive famiglie, e poi via ancora, a preparare il nuovo spettacolo che, da febbraio, porteranno nei più grandi teatri italiani [...].
Ascoltando le vostre canzoni, qualcuno potrebbe muovervi l'accusa di scarso impegno sociale o politico, oggi così di moda per certi cantautori...
«Secondo noi, la canzone non deve essere un comizio, un discorso riservato a pochi intellettuali che il più delle volte fingono di seguirlo e di accettarlo solo perché è un fatto di moda. Molto spesso ascoltiamo delle cose assolutamente ermetiche, a cui tutti si sforzano di attribuire significati profondi e concettuosi, e magari chi le ha scritte è lontano migliaia di chilometri da quelle interpretazioni... E poi, che cosa vuol dire la parola "impegno"? In fondo, chiunque faccia qualcosa, a qualsiasi livello, deve per forza impegnarsi: niente nasce dal nulla. Comunque, per tornare a noi, crediamo di aver fatto sempre delle cose di un certo decoro, e anche nella nostra ultima produzione affrontiamo dei temi abbastanza attuali e scottanti, come quello della prostituzione in "Tra la stazione e le stelle", e quello degli emarginati in "Gitano". Certo, lo facciamo nel nostro stile, con una certa dolcezza di linguaggio, con una certa ricerca poetica, ma è sempre affrontare certi problemi...» [...].