Dodi Battaglia: «La vita e' l'arte degli incontri» - Prima parte - Lunedi' 13.11.2017

L'8 novembre Dodi Battaglia è stato protagonista di una lunga
intervista tenuta dal giornalista Gianni Poglio presso il Teatro
Comunale di Caserta, in occasione della giornata inaugurale
della tappa campana di "Panorama d'Italia", il tour del
magazine Mondadori alla scoperta del meglio dell'Italia.
L'incontro ha preso il via parlando da subito del recente album
live "e
la storia continua...", uscito il 20 ottobre scorso.
La scelta importante che ho voluto fare e della quale sono orgoglioso è il fatto di non fermarmi, di non cambiare mestiere. Dodi Battaglia
«Ogni volta che mi chiedono la motivazione di questo titolo» ha spiegato Dodi, «non posso non parlare di quella che è la mia storia soprattutto musicale, che comincia da un po' di tempo fa. Ho cominciato a suonare che avevo cinque anni, per cui quando si è trattato di inventare un titolo che assomigliasse a me e al lavoro che ho fatto questa estate, mi è sembrato corretto e spontaneo e naturale parlare di una storia mia musicale che è iniziata quando avevo cinque anni e sta andando avanti con un interludio fantastico di cinquant'anni o quarantotto che siano con i miei colleghi. E' una storia fantastica, bellissima, che mi lega soprattutto alla musica. "La storia continua" significa la mia storia, quella mia personale che mi fa vibrare ogni mattina, quella che mi ha fatto comprare una casa nel centro di Bologna dove ho voluto ricavare uno studio di incisione dove io quotidianamente non passo meno di due, tre ore, perché da quando avevo cinque anni a quando Iddio mi darà la possibilità di stare su questo pianeta la mia attitudine, la mia passione è quella, per cui è corretto che nonostante la storia con i Pooh sia finita, la mia storia con la musica continui [...]. Chiaramente uno può leggere anche il fatto della storia dei Pooh che continua, ma in realtà sì, forse anche questo, perché no? Tanto è vero che anche i miei colleghi stanno facendo una operazione diciamo simile, in cui andranno a riarrangiare un paio di brani che fanno parte della mia, della nostra storia. E' corretto questo, perché è nelle cose, ormai la musica fa parte di me, ma la musica dei Pooh fa parte di me, per cui io quando suono posso fare delle cose bellissime che suono io, che ho fatto nei miei dischi da solista, che ho fatto nei dischi con Vasco, però mi viene spontaneo anche fare quello che faccio quotidianamente da cinquant'anni, per cui è una continuità che deve andare avanti. La scelta importante che ho voluto fare e della quale sono orgoglioso è il fatto di non fermarmi, di non cambiare mestiere [...]. Voglio prendere una frase bellissima che son solito citare di Pino Daniele, un mio fratello che ho amato e che amo profondamente e del quale avevo anche rispetto, anche da parte sua c'era una simpatia e un rispetto, anche se non ci frequentevamo più di tanto. Lui ha detto un giorno: "Il musicista fa il musicista finché campa". Non va in pensione, non cambia mestiere [...], non è pensabile [...]. Chi ha fatto il mestiere del musicista come me e che ha avuto tali e tante soddisfazioni, qual è la soddisfazione maggiore al mondo di salire su un palco, fare delle canzoni di successo, vedere delle persone che godono di quello che tu fai?». Poi, scherzosamente: «In più mi han dato anche dei quattrini, cosa volete di più dalla vita?».
Un live è quando tu hai l'impressione di essere seduto o in piedi sotto un palcoscenico e il disco ripropone esattamente quella situazione. Dodi Battaglia
Poglio ha osservato come, nonostante le indubbie qualità
artistiche e tecniche di "e la storia continua...",
l'album abbia comunque ricevuto delle critiche.
Battaglia ha spiegato: «Con questo disco sono uscito con dei
tempi molto stretti perché io e i miei collaboratori abbiamo
deciso di farlo a metà di agosto. Sapevo che a metà novembre
sarebbero usciti Riccardo e Roby, per cui da metà agosto come
fai a fare un disco? Farlo, registrarlo, mixarlo, le telecamere,
il DVD che sta per uscire... non ce la faremo mai. Mentre
qualcuno più temerario, più positivista di quello che sono io ha
detto: "Ce la possiamo fare!". Abbiamo corso tale e tanto
che siamo riusciti a rispettare i tempi e siamo usciti a metà di
ottobre e il 17 uscuirà il DVD. Per fare questo ho dovuto
stringere i tempi, ho dovuto darmi da fare, però sono convinto,
l'ho riascoltato non soltanto in sala d'incisione, ho fatto la
prova del nove, son salito in macchina dove ascolto
quotidianamente la musica, è lì che è la prova per vedere se le
cose funzionano e sono veramente orgoglioso, a me piace
moltissimo, ma non pretendo di piacere a chiunque [...]. Faccio
questo mestiere da cinquant'anni, ma sinceramente io questi
problemi di ripresa non li ho trovati. Ma io non credo di avere
la verità in tasca per tutte le cose». Poi, riferendosi
all'album live "L'ultima
notte insieme": «L'ho confrontato con il disco dei
Pooh, bellissimo, eseguito a San Siro, curato nei minimi
particolari, fantastico. Non voglio fare paragoni, sono due cose
diverse, ma posso dire una cosa? Uno può dire: "Non mi piace
come suoni, non mi piace come canti". E' un fatto di
gusti. Però la tecnica non si discute. Quando tu metti su un
disco e la purezza del suono viene fuori, è fuori discussione, è
così e basta. Per cui mi son preso un'oretta, l'ho confrontato
con quello che è un grande disco e devo dire che non sono la
stessa cosa, però a uno può piacere il suono più ovattato o più
chiaro. A me che piace più diretto, a me piace molto. E' un
discorso molto da addetti ai lavori, molto da tecnici, che
magari il pubblico non avverte neanche [...]. Io non pretendo di
avere la verità, però credo che sia veramente un bel prodotto
[...]. Vi svelo una cosa che molti di voi già sapranno: spesso i
dischi, esclusi i presenti, sono dei finti live, magari sono dei
live fatti da più concerti uno dietro l'altro, per cui si fanno
due, tre, cinque, dieci concerti e a seconda delle canzoni che
vengono meglio quella sera piuttosto che un'altra sera, si
prende un brano di un concerto, un brano di un altro concerto.
Ma quello secondo me non è un bell'atteggiamento nel fare un
live. Un live è quando tu hai l'impressione di essere seduto o
in piedi sotto un palcoscenico e il disco ripropone esattamente
quella situazione. Non puoi cambiare situazione che a un certo
punto non si sente più il pubblico perché è stato fatto la sera
prima e avevi una voce diversa; ogni sera si canta diversamente,
si suona diversamente. Per cui la grande differenza tra un live
e un disco in studio è che il live viene registrato "one shot",
in un'unica soluzione e tu ti metti le cuffie e ti sembra di
essere a vedere un concerto. Se ti metti le cuffie e ti sembra
di essere in sala di incisione, tanto vale che fai un disco in
sala di incisione, secondo me. Questo disco credo che ne abbia
tutte le caratteristiche, perché inequivocabilmente è stato
fatto in un'unica sera a Lanciano perché le altre sere non
avevamo neanche le strutture per incidere questo disco».
La musica bella è fatta da artisti motivati nei confronti del pubblico, nei confronti degli altri, vibrano di comunicazione. Dodi Battaglia
Gianni Poglio ha domandato: «Te lo ricordi il momento in cui
hai attaccato gli arpeggi che sono diventati così famosi nelle
canzoni di Vasco? Hai una "fotografia" di quei momenti?».
Dodi ha raccontato: «Avevo un grande amico dai tempi della
scuola, che si chiama Guido Elmi e lui è stato per anni il
produttore di Vasco Rossi. Guido Elmi è stato la persona che ha
affiancato quel matto genio, energia pura che si chiama Vasco
Rossi ed è riuscito a convogliare tutta questa energia ed
entusiasmo esplosivi che chi conosce Vasco conosce bene, in
dischi, tournée, in rapporti col pubblico, con la stampa. Lui è
stato il produttore di Vasco. Purtroppo il mio amico Guido Elmi
è mancato quattro, cinque mesi fa e io lo avevo visto poco tempo
prima. Quando mi parli di quando ho inciso "Una canzone per
te" con Vasco Rossi non posso non avere davanti l'immagine
di Guido [...]. Mi ricordo che mi disse: "Vieni in sala di
incisione a fare un brano per Vasco?". "Nessun
problema, vengo volentieri". Vasco non era ancora famoso
come i Pooh, però cominciava già ad essere importante [...]. Ho
collaborato con artisti fantastici: con Al Di Meola, con Mia
Martini, con Gino Paoli, con Massimo Ranieri, con Lorella
Cuccarini, ho fatto dei dischi per l'Antoniano per lo Zecchino
d'Oro, con Tommy Emmanuel, ho suonato con Eric Clapton.
Per cui non metto limite alla provvidenza, né tanto meno al
fatto di fare musica in una maniera o in un'altra, supposto che
sia bella musica. Sono solito dire, quando faccio i miei
concerti dal vivo [...]: per me che sono musicista c'è solo
musica bella o musica brutta. Sapete come si distingue la musica
bella dalla musica brutta? La musica bella è fatta da artisti
motivati nei confronti del pubblico, nei confronti degli altri,
vibrano di comunicazione per gli altri e fanno musica e quello
arriva agli altri. La musica brutta viene fatta da musicisti che
hanno la motivazione di mettersi i quattrini in tasca, per cui
non arriva proprio niente perché è musica fredda, che magari può
avere un successino, ma poi sicuramente non duri cinquant'anni
[...]. Il primo giorno che sono stato in sala d'incisione a fare
il primo disco con Vasco e Vasco non c'era, c'era Guido, perché
lui per Vasco faceva qualsiasi cosa».
Dopo aver accennato l'arpeggio di "Una canzone per te",
Dodi riprende il racconto: «E' accaduto che con l'unica chitarra
che avevo in casa e non era neanche una Stratocaster, ra una
Telecaster [...], ho attaccato la chitarra nel banco di
incisione in diretta, per cui senza amplificatore, senza
effetti. Dovete sapere che questa chitarra, se l'ascoltate
tutt'oggi, è la chitarra che viene sempre più fuori dagli
speaker degli impianti di amplificazione perché è diretta[...].
Poi sempre con Guido, che mi manca [...], siccome le squadre
vincenti non si cambiano, disse: ""Una canzone per te" è
diventata un successo. Come la vedi se facciamo un altro
brano?". Andato in sala di incisione, anche lì non avevo
gli strumenti perché stavano arrivando dall'estero e mi ha
prestato la sua chitarra e abbiamo fatto questa cosa».
Dodi accenna il brano "Toffee", per poi riprendere la
parola: «La cosa più divertente è legata a un altro brano.
Sempre con il mio amico Guido Elmi [...] si trattava di fare "Va
bene, va bene così". Ci siamo visti in sala di incisione,
ho cominciato a fare "Va bene, va bene così" e Vasco
voleva venire in sala di incisione insieme a noi, "Che bello
sarebbe cantare in diretta questo brano mentre voi suonate".
Abbiamo cominciato a provare aspettando Vasco che arrivava».
Dopo aver suonato qualche accordo di "Va bene, va bene così",
Dodi continua a spiegare: «Abbiamo fatto questa base in attesa
di Vasco, che poi non si è presentato [...]. Ai tempi si usciva
dalla sala d'incisione con la cassettina [...]. Il tecnico mi ha
detto: "Mi faresti la gentilezza di cantarmelo?". Dovete
sapere che è venuta fuori una delle cose più ignobili [...]. Non
so se ho ancora quella cassettina lì, ma se la dovessi avere la
distruggo immediatamente perché un conto è cantata da Vasco
Rossi, ma se la canto io è orrenda».
Fine prima parte. Continua...
Autore - Michaela Sangiorgi