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"Rinascerò, rinascerai": la solidarietà che nasce da una emozione - Prima parte - Martedì 31.03.2020

Stefano D'Orazio e Roby Facchinetti

Lunedì 30 marzo Roby Facchinetti e Stefano D'Orazio hanno tenuto una diretta telefonica con Fabio Martini, in collegamento dagli studi dell'emittente romana Radio RTR 99. Al centro della lunga chiacchierata il brano "Rinascerò, rinascerai", scritto dai due componenti dello storico gruppo dei Pooh e pubblicato con lo scopo di raccogliere fondi a favore dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, come spiegato nell'articolo ""Rinascerò, rinascerai", la speranza arriva dalla musica".
L'emergenza COVID-19 sta colpendo tutti indistintamente, senza fare distinzioni di nazionalità, età, sesso, estrazione sociale, diffondendosi in modo equo e subdolo tra quanti hanno la malaugurata sorte di esporsi ad esso.

Credo che in quel momento avevo bisogno forse di quella melodia per dimenticare per pochi attimi il dolore, la rabbia che sentivo dentro di me. Roby Facchinetti

All'inizio dell'intervista Fabio Martini ha sottolineato che "Rinascerò, rinascerai" è sì dedicata alla città di Bergamo, ma la sua valenza la si può estendere all'Italia intera. Alla sua domanda su come stia, Roby Facchinetti ha risposto: «Stiamo sempre uguale, perché la situazione è comunque sempre molto molto molto preoccupante. Qui [...] si respira in diretta questo dramma ormai da tantissimi, troppi giorni, sono troppe persone che sono mancate. Anche questa mattina leggendo il giornale, L'Eco di Bergamo... In situazioni normali noi abbiamo una pagina dedicata alle persone purtroppo che muoiono [...], l'altro giorno erano addirittura dodici pagine. Oggi sono dieci, undici pagine e sfogliando in mezzo io trovo, scopro sempre purtroppo delle persone che si conoscono, perché Bergamo è un grande "paesone", anche la provincia, ci si conosce. Al di là poi del fatto che personalmente sono stato colpito purtroppo da parenti che non ci sono più, da amici di famiglia, soprattutto un amico di famiglia, conoscenti... non ne parliamo. E allora è pesantissimo: le corde nella nostra sensibilità, emotività in queste settimane sono veramente sempre di più sollecitate [...]. La settimana scorsa quando tutti abbiamo visto quella fila di camion militari con le bare sopra, abbiamo pianto tutti perché quella è una delle tante cose che non potevano rientrare nei nostri pensieri, nella nostra fantasia [...]. E allora, come spesso mi capita, ho sentito il bisogno di andare al pianoforte nel mio studiolo per suonare, mica per fare nient'altro, perché comunque la musica è sempre una buona medicina e soprattutto avevo bisogno di non pensare in quel momento. Non lo so neanch'io, credo di non averla neanche scritta io questa melodia perché inconsapevolmente, veramente in cinque minuti mi è nato proprio dal cuore, non so da dove, da quale parte... [...] riflettendoci in questi giorni io credo che in quel momento [...] avevo bisogno forse di quella melodia per dimenticare per pochi attimi il dolore, la rabbia che sentivo dentro di me e subito dopo ho chiamato Stefano...».
Stefano D'orazio: «Ti sto ascoltando, sto rivivendo quel momento».
Roby Facchinetti: «Subito dopo ancora veramente col pianto, la commozione chiamai Stefano e... vai avanti tu perché è meglio...».
Stefano D'orazio: «Mi ha chiamato Roby e l'ho sentito veramente devastato da questa situazione che aveva appena vissuto. Mi ha fatto ascoltare subito, dicendo: "Mi è venuta questa roba qua". Mi ha fatto ascoltare questa melodia straordinaria, questo [...] "Rinascerò, rinascerai", anche il titolo nasce da Roby e mi ha detto: "Puoi tentare di scrivere un testo su questa cosa?". E io mi sono messo lì e dopo qualche ora è venuta fuori questa canzone che vuol essere sicuramente sì un inno forse disperato, ma anche una speranza importante. Nel testo a un certo punto cito addirittura Dante che dice, quando esce dall'Inferno, "quando tutto passerà torneremo a riveder le stelle": io credo che questa sia la frase che ci deve accompagnare fino a quando non usciremo noi dal nostro Inferno e soprattutto se saremo positivi, perché se ci crogioliamo nella disperazione, da questa situazione se ne viene fuori malissimo. Quindi è venuta fuori questa canzone che poi, grazie ai collaboratori, sempre tutto quanto telematicamente, l'hanno "arredata", l'hanno missata, l'hanno insomma arrangiata e alla fine in due giorni credo, forse tre massimo, è diventata appunto "Rinascerò, rinascerai" [...]. È stata recepita proprio come un messaggio d'amore, di affetto nei confronti sì di Bergamo, dei suoi defunti, di coloro che lottano in prima linea, medici e quant'altro, ma è un inno di speranza che vale per l'Italia, ma forse vale per tutto il mondo e quindi le tantissime risposte positive che abbiamo avuto, i cinque milioni che ci arrivano oggi, che sono stati raggiunti di scaricamento e quant'altro, vuol dire che è stato proprio un coinvolgimento emotivo. A oggi, mi diceva Roby [...], siamo primi in classifica in tutto il mondo e questo significa proprio che è una cosa sentita ovunque. Questa cosa era nata semplicemente per ringraziare i medici di Bergamo e per mandare tutti, tutti, tutti, diciamolo mille volte, tutti i proventi di questa iniziativa all'ospedale Giovanni XXIII di Bergamo, dai diritti d'autore a quelli di scaricamento, i diritti connessi, la SIAE, insomma praticamente tutto [...]. Noi ci auguriamo che questo intervento anche economico, sarà una goccia forse, ma che possa essere utile a qualcosa».

Forse questo virus ci insegnerà invece che dovremo in qualche modo ritornare a essere un pochino più persone. Stefano D'Orazio

Dietro invito di Martini, D'orazio ha spiegato come è nato il testo di "Rinascerò, rinascerai": «Mi sono seduto con la cuffia che stava mandando quello che aveva appena finito di cantarmi al telefono Roby ed era veramente questa sensazione, questa emozione nasceva da là, non c'era bisogno di andarla a cercare nella memoria o in qualche altra cosa. È arrivata immediatamente questa emozione di voglia di rinascita. "Siamo nati per combattere la sorte e ogni volta abbiamo sempre vinto noi" era proprio una voglia di riscatto. Da che mondo è mondo noi abbiamo sempre combattuto contro qualcosa, questa volta è un nemico che non ha confini, che non rispetta le chiusure degli aeroporti, dei porti, non conosce fili spinati. Però ecco, è un nemico talmente subdolo che, comunque sia, alla fine quando lo avremo sconfitto ci verrà da dire che avremo imparato anche qualche cosa e forse questa esperienza ci porterà a rimettere l'uomo, a rimettere i sentimenti, a rimettere le emozioni al centro e a dimenticare per un attimo, mi auguro forse più che per un attimo, di tutti quegli altri interessi che in qualche maniera in questi anni sono diventati un motivo di vita, il nostro obiettivo principale: arrivare, esserci, apparire, tutte queste cose. Forse, forse, forse questo virus ci insegnerà invece che dovremo in qualche modo ritornare a essere un pochino più persone».

La mia paura è che alla fine non ci insegni niente, sarebbe imperdonabile. Roby Facchinetti

Fabio Martini ha osservato, rivolto a Roby: «La musica ti porta sicuramente un'ancora di salvataggio, per te è sempre stato così, lo hai sempre detto, sempre raccontato. Questa volta forse un po' di più?».
Facchinetti: «La musica è veramente un elemento forte, forte di energia. Noi fra l'altro in questo periodo abbiamo forse per la prima volta in vita nostra il tempo a disposizione, tanto tempo, mi riallaccio un po' anche al discorso di Stefano, che ci permette di riflettere, di fare magari una cosa senza la fretta di finirla questa cosa, perché come eravamo prima [...] dopo c'erano mille altre cose da fare [...]. La nostra vita,  le cose che si accavallavano sempre in fretta, dalle telefonate in poi. Adesso non è più così, adesso è tutto fermo. Sto telefonando da casa mia, la casa è in centro a Bergamo, c'è un silenzio incredibile: l'unico suono che si sente purtroppo sono le ambulanze e questo è un altro motivo per farti riflettere, perché noi quando sentiamo le ambulanze preghiamo. Cosa dobbiamo fare? Preghiamo per questa persona, uomo o donna, io non so di quale età, però non c'è età purtroppo per questo maledetto virus, siamo tutti uguali, abbiamo tutti la stessa età. E allora questo tempo che abbiamo a disposizione deve servire veramente per riflettere prodondamente su tutte le cose che abbiamo fatto nel frattempo e, purtroppo, su tante cose che non andavano fatte. La musica, è vero, ci salva. Anche Stefano riceverà tantissimi messaggi che vogliono in qualche modo fare qualcosa, complimenti per il brano, più o meno tutti dicono: "Ci voleva una cosa così, ci voleva un brano di questo tipo" [...]. L'altro giorno mi ha scritto un infermiere ricoverato al Giovanni XXIII con il Coronavirus e mi dice: "Sto ascoltando continuamente il vostro brano e piango, però ti devo dire che in questo momento per me è... non so che cosa mi succederà, però in questo momento è la migliore medicina". E ti accorgi che veramente l'arte, la poesia e la musica [...] possono avere un ruolo molto importante in questo periodo di grandi grandi sofferenze, di incertezze per il nostro futuro, non ultimo anche incertezze economiche, perché adesso s'è bloccato tutto. Veramente siamo al di là della paura, il terrore per questo maledetto virus. Poi c'è anche tutto il resto: il futuro delle nostre famiglie, dei nostri filgi, del nostro negozietto, del nostro lavoro, sono veramente tantissimi. E allora spero... c'è questa sensazione di vicinanza, di solidarietà, di queste esplosioni di solidarietà, ci sta rendendo migliori. Io ricevo anche telefonate di amici che non sento più anche da anni che si preoccupano della nostra salute, della mia salute. Sono dei segnali belli, umanamente, dobbiamo solo sperare di non dimenticare, perché noi siamo poi portati, a parte il primo mese, o magari dopo tre, quattro mesi ci dimentichiamo completamente che cosa sia questa orribile esperienza... La mia paura è che alla fine non ci insegni niente, sarebbe imperdonabile».

Dietro a questa emozione ci sono tutte quelle persone che stanno cercando di tirarci fuori da quest'incubo. Stefano D'orazio

Stefano D'orazio, riprendendo a parlare del brano "Rinascerò, rinascerai": «Inaspettatamente in un attimo è diventata virale, in un attimo è diventata "la" canzone che vuole rappresentare questa voglia di rinascita. Noi l'abbiamo spiegata mentre la stavamo facendo, ma non immaginavamo che arrivasse così in fretta e soprattutto che arrivasse a tutti. È come ti diceva prima Roby: il fatto appunto di sentirci dire che la gente che l'ascolta continua a commuoversi, continua a essere coinvolta, [...] questo ringraziamento che ci vanno facendo che a mio avviso è un ringraziamento che dobbiamo fare al di là di questa canzone a tutti coloro che ce l'hanno stimolata... Perché poi alla fine dietro a questa emozione ci sono tutte quelle persone che stanno cercando di tirarci fuori da quest'incubo. Colgo l'occasione per dire che forse dobbiamo aiutarli veramente stando a casa e non creandogli dei nuovi stress, perché tutte queste persone, i medici, gli infermieri di tutti gli ospedali d'Italia, in particolare quelli di Bergamo e della Lombardia che sono veramente sottoposti ormai da giorni, giorni e giorni a dei turni che non finiscono mai, beh definirli eroi non credo che sia una esagerazione, perché sono veramente le persone alle quali noi o forse qualcuno di noi dovrà alla fine, facendo i conti, la vita e questo è importantissimo. E questa riconoscenza, questo affetto che ci sta cadendo addosso io credo che proprio dipenda anche da loro, da quello che ci hanno saputo suggerire e nel video che è stato realizzato ci sono le foto dei medici, dei paramedici, degli infermieri, di tutti quelli per esempio dell'ospedale di Bergamo, che a vederli con le loro mascherine, con i loro camici, con il cartello davanti "Rinascerò, rinascerai", questo slancio di ottimismo malgrado le stanchezze, credo sia veramente la più bella delle testimonianze».


"Rinascerò, rinascerai" è disponibile da questa mattina su tutte le piattaforme digitali:
iTunes https://apple.co/2WNjk8A
Spotify https://spoti.fi/39oXCL0
Apple Music https://apple.co/3dAblC3
Amazon Music https://amzn.to/3amDiuR
Tutti i proventi dei download e dei diritti d’autore ed editoriali saranno devoluti in beneficenza a favore dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo per l’acquisto di attrezzature mediche. È stato inoltre fatto l'invito a fare donazioni spontanee sul conto corrente dell’ospedale
Papa Giovanni XXIII di Bergamo - IBAN: IT75Z0569611100000008001X73
Causale: Progetto Rinascerò, rinascerai SEGUITO DA NOME, COGNOME E CODICE FISCALE.

Fine prima parte. Continua alla pagina ""Rinascerò, rinascerai": la solidarietà che nasce da una emozione - Seconda parte"...

Autore - Michaela Sangiorgi