Pooh - Rassegna Stampa Anni '80 - Anno 1985 - 1° parte

Nota

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Anno 1985

Marzo 1985 - Guitar Club - N°3 - Pag. 10 - "Dodi Battaglia la chitarra e «più in alto che c'è?» ovvero il suo disco solo", di Andrea Pennesi

Marzo 1985 - Guitar Club - Dodi Battaglia la chitarra e «più  in alto che c'è?» ovvero il suo disco solo    Marzo 1985 - Guitar Club - Dodi Battaglia la chitarra e «più  in alto che c'è?» ovvero il suo disco solo    Marzo 1985 - Guitar Club - Dodi Battaglia la chitarra e «più  in alto che c'è?» ovvero il suo disco solo    Marzo 1985 - Guitar Club - Dodi Battaglia la chitarra e «più  in alto che c'è?» ovvero il suo disco solo    Marzo 1985 - Guitar Club - Dodi Battaglia la chitarra e «più  in alto che c'è?» ovvero il suo disco solo

[...] I Pooh, per eccellenza il gruppo italiano di «easy listening», hanno sempre mantenuto una costante limpidezza di intenti e comportamenti; il che, unitamente ad una continua ricerca del meglio nel campo del pop melodico, ha valso loro il costante apprezzamento di più generazioni dio fans, mai traditi da scelte discutibili o manifestazioni di cattivo gusto.
Al di là delle valutazioni musicali proprie dei singoli, tutto ciò costituisce un merito indubbio e [...] una vera e propria scuola di «professional musicianship» [...].
Altrettanto difficile può essere stato, per Donato Battaglia, giovane chitarrista di belle speranze, ritrovarsi teen-eager/enfant prodige in un gruppo come i Pooh, riuscendo a crescere umanamente e musicalmente, maturando senza bruciarsi, con la perenne voglia di imparare senza sedersi sugli allori e sull'«easy money» [...].
Come giusto coronamento di una carriera musicale lunga e gratificante, giunge ora l'avventura solistica [...].
Guitar Club Quali sono le differenze principali, dal punto di vista chitarristico, tra Tropico del nord e Aloha?
Dodi Battaglia Innanzitutto penso che in Tropico del Nord sia stato privilegiato un chitarrismo più tradizionale, basato su parti di chitarra precostituite a tavolino, sia a livello di armonia che di interventi solistici.
In Aloha le parti di chitarra sono state concepite per essere molto più immediate e penetranti, con maggiore ricerca anche sotto il profilo dei suoni.
Dal punto di vista pratico ho cercato di raggiungere una maggiore epidermicità, eseguendo le parti di chitarra con gli amplificatori in sala ma stando di fianco al fonico, in regia, per avere un riscontro live di quello che stavo facendo. In questo modo, sentendo le tracce attraverso i monitor anziché in cuffia, sentivo la mia chitarra «sul disco», con la possibilità di immergermi in una dimensione più reale e di poter calibrare ogni singola pennata e il respiro generale della parte. Tutto questo evita di dover riascoltare il nastro con l'apprensione del «chissà che cosa è venuto fuori».
Personalmente sono convinto che un risultato significativo di questo tipo di approccio sia stato ottenuto nell'assolo di «La mia donna».
G.C. Che amplificatori hai usato nei due dischi?
D.B. In Tropico del nord solo Marshall, mentre in Aloha è stato anche usato un Boogie, seppure sporadicamente.
G.C. E le chitarre?
D.B. Nel disco precedente le ho usate un po' tutte, Telecaster, Stratocaster, Les Paul Junior e Charvel. In Aloha ho usato esclusivamente una Fender Stratocaster replica della Vintage '57, che trovo eccellente [...]. Questa chitarra monta al ponte un pick up Seymour Duncan tipo «stack» [due bobine sovrapposte, n.d.r.] che, oltre ad avere un suono quasi identico al Vintage, con una bobina sola, ha la possibilità di aggiungere un altro piccolo avvolgimento per mezzo di un interruttore, il che dà un suono un po' più grosso [...].
D.B. [...] mi piace avere tra le mani una chitarra che quando suono piano suona in un certo modo e che quando «picchio» forte acquista tutta un'altra dimensione [...]. Nonostante ciò mi fa comodo, specialmente in sala d'incisione, avere la possibilità di ottenere un suono più sostanzioso, per il quale prediligo la mia Les Paul Junior con vibrato Kahler oppure la Charvel con pick ups EMG [...].
G.C. Come è nata l'idea di iniziare un discorso solista per ciascuno dei membri dei Pooh e in particolare per te?
D.B. L'idea è nata un paio di anni fa in conseguenza del desiderio di ciascuno di noi di realizzare qualcosa di personale al di fuori del lavoro a quattro [...]. Per quanto mi riguarda ho cominciato a «pensare» questo disco circa un anno fa, quando avevo intenzione di fare un L.P. solo strumentale [...]. In un secondo momento ho preferito svolgere un lavoro più completo, più poliedrico e certamente più ricercato, per confrontarmi con le gioie ed i dolori di fare un album di canzoni e di suoni pensati e voluti da me [...]. L'album è stato registrato nello studio di Umbi a Modena, avvalendomi della collaborazione di Maurizio Biancani in regia [...]. Per gli arrangiamenti sono stato aiutato da Fio Zanotti [...]. Le musiche sono interamente mie, mentre i testi sono stati scritti da Valerio Negrini, con l'eccezione di un testo scritto da me ed un altro da Vasco Rossi [...].
G.C. Di quali musicisti ti sei avvalso?
D.B. Come bassistidi Gallina [Claudio Colinelli, n.d.r.], Davide Romani e Stefano Cerri; alla batteria ho avuto Lele Melotti [...], le tastiere sono state suonate da Fio Zanotti e da me, mentre il sax da Rudy Trevisi [...]. Le basi sono state registrate con la solita Fender Stratocaster Vinatge '57, con qualche aggiunta di Les Paul Junior e di Rickenbacker dodici corde per gli arpeggi. Ho anche usato il nuovo guitar synth della Roland per alcuni effetti particolari. Le parti soliste sono state suonate con una Fender Stratocaster del '71 (maple neck) con un Floyd Rose ed un pick up Seymour Duncan '59 al ponte, per avere un suono più corposo ma non heavy metal. C'è anche un brano che si chiama «Appunti di viaggio», nel quale ho usato esclusivamente una Squier Telecaster alla quale Andrea Pennesi ha tolto battipenna e pick ups per montarci un Bill Lawrence L500 alla tastiera e un L510 al ponte [...].
G.C. Gli amplificatori...
D.B. Per il 90% ho usato dei vecchi Marshall 100 watt che appartengono a Serse Mai; per il resto un Vox AC 30, un Fender London Reverb ed un Marshall combo 50 watt di Pennesi da lui ampiamente elaborato. Sia a suoni puliti che distorti ho suonato a volumi veramente alti per avere la maggior corposità possibile. Gli effetti più usati sono stati un chorus a pedale della Boss, un chorus/delay ar ack della Roland, un Eventide Haemonizer e ogni tanto un compressore.
G.C. Parlando di assoli, vorrei sapere quale impronta hai cercato di dare al tuo fraseggio...
D.B. A me piace che vi sia una parte dell'assolo studiata a tavolino, una vera e propria linea melodica da accompagnare all'improvvisazione totale nella quale cerco di dare il massimo dell'espressione, sia nei passaggi più lenti, sia in quelli tecnicamente difficili; [...] direi che sono riuscito a sviluppare questo discorso con soddisfazione nell'assolo di «La mia donna» su Aloha [...]. Ultimamente ci sono stati dei progressi notevoli nel modo di suonare la chitarra, valga Van Halen per tutti. Ritengo che piuttosto che copiare, oppure sforzarsi per avere dei guizzi geniali per qualche secondo per poi cadere nella catarsi solistica, sia più giusto cercare di trasfondere su nastro quello che si sa fare, cercando di mantenersi su livelli alti di precisione ed espressione per non fare mai cadere la tensione emotiva di un assolo. È naturale che la ricerca dei suoni ha la sua importanza, perché anche qui è facile cadere nelle imitazioni o nell'anonimato [...]. Tra l'altro mi è rimasta intatta la voglia di fare un album strumentale, considerato anche che avevo già approntato i due terzi del materiale e che mi interessa misurarmi in un ambito più strettamente musicale di ricerca pura o quasi [...].

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