Pooh - Biografia Anni '70: 1975

Anno 1975

Lucariello aveva costretto i Pooh già dall’autunno dell’anno prima in sala di registrazione per le canzoni del nuovo album, un’opera complessa e ambiziosa per cui anche la veste grafica deve aderire ad una certa idea retrò di sontuosità e decadentismo. Provando a Roncobilaccio e lavorando tre mesi negli studi milanesi di Via Moretto da Brescia, i pezzi scelti per l’album sono composti sviluppando spunti strumentali che i Pooh hanno testato sul palco, nel tour appena conclusosi. Fra tentazioni pucciniane, slanci pop rock ed una suite che si continuavano nella strada aperta da "Parsifal". I testi di Negrini sono soggetti a continue correzioni, non sempre compresi subito dal gruppo. Il servizio fotografico per l’album viene realizzato in una villa di Ponte San Pietro, sulla strada tra Bergamo e Lecco, con dei figuranti in abiti ottocenteschi. Il titolo del 33 giri è "Un po’ del nostro tempo migliore" e presenta diverse particolarità che ne fanno un album tanto importante quanto incompreso nella discografia del gruppo, tra le quali l’essere il primo disco dove appare un brano interamente strumentale, "Preludio", oltre ad accogliere l’esordio di Stefano D’Orazio come autore dei ai testi di una canzone, "Eleonora, mia madre".
In brani come "Credo" ed "Oceano" si palesa la maturità vocale raggiunta da Facchinetti.

"Fino ad allora non mi ero mai sentito un cantante. Un po’ per timidezza un po’ perché non avevo ancora scoperto il grande valore della voce. Che per me è uno strumento, al pari del pianoforte o di una chitarra. Oggi trovo che cantare sia bellissimo, perché è il modo più immediato di trasmettere le proprie emozioni". Roby Facchinetti

"Come dire: Opera Prima e Alessandra mostrano da dove siamo partiti, Parsifal cosa siamo stati capaci di fare e questo nuovo disco dove siamo arrivati al momento. La vetta più alta di questo progressivo allontanamento dagli stereotipi della canzone". Stefano D'Orazio

"I primi due dischi erano la purezza, il cuore, la verginità. Parsifal era il pensiero, Un po’ del nostro tempo migliore l’annuncio di una fine. Quella del nostro lavoro insieme. Inconsapevolmente, lo sentivamo già". Giancarlo Lucariello

Vengono stampati e distribuiti per il lancio dell’album migliaia di adesivi promozionali, anche se sfuma il progetto di due concerti a Milano e Roma con un’orchestra sinfonica di 50 elementi. Il gruppo prepara nel suo ritiro a Budrio il nuovo spettacolo con altri strumenti sul palco, effetti speciali e nuovi costumi in raso e lamè. La scena è interamente bianca, con batteria e chitarre dello stesso colore del fondale e delle pedanine, che per effetto dei nuovi fari Vood appaiono fluorescenti. Il momento clou del concerto è l’esecuzione di "Il tempo, una donna, la città", in cui Canzian passa dal flauto dolce al violino, al violoncello. La set-list propone una retrospettiva dei vecchi successi nella prima parte del concerto e le nuove canzoni nella seconda parte, il tutto collegato da piccoli momenti strumentali di raccordo fra un brano e l’altro destinati purtroppo per buona parte a rimanere inediti. Dopo una prova aperta a Budrio, il 18 luglio inizia il tour, prima data a Trieste, per concludersi momentaneamente il 30 settembre e riprendere dal 18 ottobre al 6 gennaio dell’anno seguente. Sono necessari due TIR per trasportare strumenti e impianti, su cui campeggia il logo disegnato da Canzian. Il tour è la prima grande produzione live dei Pooh, 110 concerti in 80 città che hanno richiamato 140.000 persone, con il picco di presenze per la data al Palasport di Bologna dove suonano per un pubblico di 7.000 persone.
Anche la RAI si accorge dei Pooh, che invita il gruppo a Roma per registrare uno special da trasmettere in prima serata. "Un po’ del nostro tempo migliore" è il nome dello special TV girato da Carlo Tuzii presso la sua villa a Sperlonga, su una sceneggiatura di Carla Vistarini e trasmesso il 03 ottobre alle ore 21:45 su RAI 1.

"Ci era stato chiesto di fare il solito quarto d’ora di canzoni. La cosa non ci entusiasmava perché non abbiamo mai avuto molta fortuna in TV. Le nostre poche esibizioni sono sempre state frettolose, mal realizzate. Ci siamo rivolti a Carla Vistarini che è disegnatrice, sceneggiatrice e paroliere. Ha scritto la traccia di uno sceneggiato, ce l’ha letto per telefono e noi siamo corsi a proporlo ai signori della RAI TV". Roby Facchinetti

"Il gioco era raccontare l’universo Pooh in una cornice alla Hard Day’s Night dei Beatles. Con qualche ingenuità e molte concessioni al clima di quel particolare periodo". Stefano D'Orazio

Le vendite dei dischi in quel periodo stagnano ed i Pooh sembrano rendersi conto che qualcosa sta cambiando anche nel modo in cui vengono percepiti dal loro pubblico.

"C’è stata una leggera flessione nelle vendite dei 45 giri, mentre gli LP hanno tenuto bene. Dimostra che siamo cambiati. Sia noi che il pubblico che compera i nostri dischi. Avremmo potuto continuare come prima, restare i Pooh di Tanta voglia di lei e di Pensiero, ma non ci sembrava giusto. Sulla nostra scia sono spuntati molti complessi che stanno andando a gonfie vele. Sembrano i Pooh di una volta. Noi invece non vogliamo restare fermi. Credo che il calo delle vendite sia dovuto al fatto che abbiamo cambiato troppo e troppo alla svelta". Roby Facchinetti

La vita on the road e le sessioni di prove a Budrio e Roncobilaccio fanno sì che il gruppo si affiati sempre di più e divenga man mano più compatto, allontanandolo ulteriormente da Lucariello, con cui le tensioni cominciano ad acuirsi. Dal canto suo il produttore pensa di poter tenere in mano la situazione e recuperare terreno rispetto al calo di vendite. Da qui la decisione di tornare in studio in autunno per un nuovo album, per la prima volta il secondo nello stesso anno. I Pooh cercano di dissuaderlo ma non c’è verso, il produttore vuole un album più leggero ritenendo forse che il precedente fosse troppo pretenzioso, ed a niente serve la battuta d’arresto subita dal gruppo durante la lavorazione dell’album per via di Negrini, ammalatosi gravemente di malaria al ritorno da un viaggio in Costa d’Avorio, costretto ad abbandonare per un mese la stesura dei nuovi testi: la pubblicazione dell’album viene rimandata solo di alcune settimane e presenta in effetti oltre a due brani strumentali anche dei testi che danno a tratti la sensazione di essere quasi evanescenti, meno incisivi rispetto alle vette inaspettate degli ultimi due LP. Le indicazioni di Lucariello, che pensa ad un disco acustico, sdolcinato nei tempi, vanno nella direzione opposta al suono dei Pooh dal vivo.

"In quel periodo il rapporto con Lucariello è iniziato a diventare molto conflittuale. Il fatto è che noi stavamo iniziando ad andare in una direzione, e Lucariello continuava a comportarsi come un despota. Oramai le litigate erano all’ordine del giorno. Ricordo una serata a Tirrenia, c’era un tale che fischiava a priori. Dopo un po’ dissi al microfono una frase storica che avevo già sentito da Valerio: ‘C’è un signore che si è dimenticato l’uccello in bocca, è pregato di toglierlo dalla bocca e di metterselo nel culo’. La gente applaudì, ma appena finimmo di suonare arrivò Lucariello che mi fece una scenata incredibile: come poteva uno dei Pooh aver detto una cosa del genere? E giù insulti. Un’altra volta eravamo a Londra. In un negozio sotto l’albergo avevo trovato un vestito di velluto nero con un gran cappellone. Lo indossai assieme a un paio di Ray Ban gialli. Caso vuole che dovevamo fare un servizio per Sorrisi e Canzoni, lui mi dice di non mettere quel cappello, io mi impunto e mi presento davanti al fotografo con cappello e occhiali gialli. In effetti sembravo un becchino, ma non volevo dargliela vinta… Il problema è che lui le cose se le legava al dito, ed era capace di riparlarne mesi più tardi. Insomma, un caratteraccio. Giancarlo non ci seguiva nelle tournée e non vedeva come fosse cambiato il nostro suono. Non sapeva che tipo di musicalità esaltava il pubblico ai nostri concerti. Noi l’avevamo capito sera dopo sera dagli applausi che scoppiavano nei momenti più elettrici e spettacolari". Stefano D'Orazio

Dal vivo nasce il brano "Quinta stagione", ma il produttore non intuisce la direzione ed impone voci languide, falsetti, suoni smussati, arrangiamenti sempre più lontani dalla natura del gruppo. "Wild Track" è la prima canzone cantata esclusivamente in inglese dai Pooh, dopo tre tentativi di Negrini di calzare un testo sulla ballata country che Dodi ha scritto. "Ninna nanna", che Lucariello vuole nuovo singolo, si rivela un’impresa nella sua realizzazione.

"Quel pezzo doveva rimanere uno strumentale, scriverci sopra un testo era quasi impossibile". Valerio Negrini

"Sceglierlo come brano di punta fu senz’altro un errore. Ma è vero che Ninna nanna, brano per orchestra e voci, era l’esaltazione massima del genere melodico; il pezzo che più ci rappresentava, nella sua totale libertà. Ci piaceva il testo, questa buonanotte speciale che suonava un po’ come una dedica. Dal vivo la cantavamo con me e Dodi insieme alle tastiere". Roby Facchinetti

La tensione fra Negrini e Lucariello era arrivata ai livelli di guardia, arrivati addirittura in un frangente a spintonarsi urlando nel corridoio dello studio di registrazione, davanti allo sguardo allibito di Canzian.

"Ero reduce da oltre un mese di ospedale. La malaria mi aveva quasi ucciso. Perché il disco potesse uscire comunque entro la fine dell’anno avevo dovuto scrivere i testi di fretta, e per giunta sotto le pressioni insopportabili di Lucariello. Non c’era parola che non contestasse". Valerio Negrini

Valerio Negrini

Un primo piano di Valerio Negrini risalente al 1974.

A Verona, durante le prove della serata del "Festivalbar", l’atteggiamento di Lucariello assume degli aspetti che lo allontanano ulteriormente dal gruppo, che sembra quasi ravvisare la figura di un dittatore nei loro confronti da parte del produttore.

"Dodi era arrivato da Milano con il missaggio di Ninna nanna, il pezzo che avremmo dovuto cantare in playback, in anteprima. Quando partì la canzone ci accorgemmo che il testo era quasi incomprensibile. Non riuscivamo neppure a cantarlo, tanto gli effetti di eco stravolgevano le parole". Red Canzian

Dietro le quinte Lucariello assiste, imperturbabile, convinto della validità delle sue scelte. La fine del sodalizio avviene a Roma il 28 novembre, in occasione del concerto al Teatro Brancaccio. I Pooh affrontano il produttore nei camerini chiedendogli di essere partecipi delle scelte che riguardano il gruppo in tutti gli aspetti che lo riguardano. Lucariello non accetta nessun compromesso: in modo impulsivo e intransigente, proclama urlando la fine del sodalizio con il gruppo e sbattendo la porta.

"Avevo interpretato le richieste dei Pooh come un reato di lesa maestà. Le loro parole mi sembravano ingrate. Ero anch’io troppo giovane per capire che avevano ragione e che era arrivato il momento che i Pooh si reggessero sulle loro gambe. La canzone, il pop, erano l’anima del gruppo e lo si è visto immediatamente, subito dopo la mia dipartita". Giancarlo Lucariello

"Oramai anche noi cominciavamo a parlare di ‘lucarellite’, un termine che aveva tutte le valenze negative del mondo. Sì, riconoscevamo a Giancarlo di aver fatto del bene ai Pooh, ma nessuno sopportava più i suoi atteggiamenti, era impossibile continuare a lavorare assieme. E un album come Forse ancora poesia, il meno riuscito tra quelli che avevamo inciso fino a quel momento, fece saltare il coperchio della pentola, che in realtà bolliva già da un sacco di tempo". Red Canzian

"Riletto col senno di poi il nostro rapporto con Giancarlo è stato sicuramente faticoso, ma altrettanto creativo e stimolante. Lui aveva modi a dir poco ‘dittatoriali’, ma se non avesse avuto quel polso forse l’avremmo fagocitato con le nostre insicurezze. L’aver tenuto il punto sulle sue idee indipendentemente dalle nostre rimostranze, se da una parte creava dissapori e risentimenti, dall’altra portava risultati straordinari e concreti. Se oggi i Pooh sono qui lo devono sicuramente a lui e perché no, al suo carattere. Io sono stato ospite a casa sua a Milano per circa due anni, aveva un open-space in via Donizetti arredato con mobili su misura che separavano gli spazi e i nostri letti erano divisi da una penisola bassa ricoperta di moquette marrone. La notte quando rientravamo dopo le sessioni in studio, chiacchieravamo un po’ prima di addormentarci e lui, a voce alta, ripercorreva tutta la giornata trascorsa e faceva il programma dettagliato per il giorno dopo. Chiedeva il mio parere su un testo, un brano, un arrangiamento e se mi sentiva entusiasta mi bersagliava di domande sui dettagli, ma se avvertiva che ero poco convinto, passava subito alla buona notte. Diceva che non voleva farsi influenzare dai miei dubbi, che doveva seguire il suo istinto che non l’aveva mai tradito. In effetti aveva una marcia in più. Quando il rapporto con i Pooh finì, Giancarlo e io lavorammo ancora insieme quando scrissi i testi di tutto il primo album di Alice". Stefano D'Orazio

"Lucariello per noi è stato molto importante. Eravamo un gruppo di zingari pieni di energia ma allo sbando e lui ha gettato le basi per farci diventare importanti. Il fatto è che ha tirato troppo la corda. Le tensioni ormai erano più che palpabili. Credo che ad allontanarci definitivamente sia stato il fatto che lui non veniva quasi mai in tournée, quindi in realtà non condivideva la vita e i problemi del gruppo". Roby Facchinetti

"In effetti vivevamo due realtà diverse. Noi eravamo in tournée attenti a sviluppare idee e creare musica, lui a Milano fermo a curare i rapporti con la discografia. Queste tensioni erano deleterie, non portavano a niente di costruttivo. Non so se senza Lucariello i Pooh avrebbero avuto una storia così fantastica. A volte ancora oggi avverto l’esigenza di un produttore amico-fratello che sappia consigliarci dall’esterno del gruppo. Spesso, come succede nelle famiglie, anche noi ci troviamo a parlarci addosso". Dodi Battaglia

I dischi pubblicati nel 1975

Un po' del nostro tempo migliore     Ninna nanna / È Bello Riaverti     Forse ancora poesia

Rassegna Stampa

02 febbraio 1975 - Sorrisi e Canzoni TV - N. 5 - "I baronetti della musica nostrana", di Gianni Boncompagni

02.02.1975 - Sorrisi e Canzoni TV - N. 5 - I baronetti della musica nostrana, di Gianni Boncompagni

[...] Ma mentre il complesso più imitato d'Italia vede l'ultima fatica discografica salire sulle nostre classifiche, è già impegnato nella realizzazione del quinto ma anche primo LP. Sì, primo perché aprirà la serie di una produzione discografica che li coinvolgerà nell'etichetta. [...] Dody, Stefano, Red e Roby, quattro ragazzi tutti casa discografica e sala d'incisione, per distinguersi da chi li imita si presenteranno rinnovati a marzo. Facchinetti e Negrini hanno già scritto dieci canzoni «diverse» in modo da dare il via ad un nuovo discorso, una nuova «era-Pooh» [...]. Per un complesso che non ha mai partecipato a un festival (forse è l'unico) e che si è imposto soltanto... a suon di buone canzoni è arrivata giustamente anche l'ora di uno special televisivo. Carla Vistarini, la paroliera romana, sorella di Mita Medici, sta scrivendolo. Stavamo già dimenticandoci di scrivere il nome dell'etichetta discografica che sarà, naturalmente, amministrata dal solerte Giancarlo Lucariello, non stupitevi e non sorprendetevi se sui dischi dei Pooh leggerete POOH: è proprio il nome della loro etichetta. Boh!

Febbraio 1975 - Testata sconosciuta - "I Pooh - La loro storia in uno "special" tv", di Danilo Maggi

Febbraio 1975 - Testata sconosciuta - I Pooh - La loro storia in uno special tv, di Danilo Maggi

Un telegramma della RAI-TV che per poco non va smarrito; un aereo che non parte, un treno che invece parte, ma non arriva a destinazione; un autobus mezzo scassato con un guidatore impersonato da Aldo Fabrizi; una banda di paese; uno studio televisivo in Via Teulada a Roma pieno di polvere e di ragnatele che quasi all'improvviso sfavilla invece di luci e dei personaggi più in vista della TV italiana... Il tutto accompagnato da tante belle canzoni e dall'esibizione di un complesso che è sempre in scena: quello dei Pooh. Questo in sintesi lo «show» o, meglio, lo scenario dello spettacolo TV di cui appunto è protagonista il noto complesso. A parlarcene è Stefano il batterista e portavoce dei Pooh.
«Vi sembrerà un'idea un po' allucinante, ma vi assicuro che invece sarà molto divertente. Si tratta in sintesi di un simbolico viaggio di tutti noi da Milano a Roma, cioè dalle origini al successo».
«E questa idea, come è nata?», chiedo.
«Semplicissimo, ci avevano chiesto di fare per la TV il solito quarto d'ora di canzoni. Avevamo già accettato, ma la cosa non ci entusiasmava perché noi non abbiamo mai avuto molta fortuna in TV. Le nostre poche esibizioni sono sempre state frettolose e mal realizzate. "Perché non proporre a nostra volta qualcosa?", ci siamo chiesti. E così ci siamo rivolti a Carla Vistarini, sorella di Mita Medici, che è disegnatrice, sceneggiatrice e paroliera. Carla ha scritto l'abbozzo di uno sceneggiato e ce lo ha letto per telefono. Ne siamo rimasti entusiasti e siamo corsi a proporlo ai signori della RAI-TV. Miracolo: ne sono rimasti entusiasti anche loro e ora eccoci qui, ormai nella fase di realizzazione. Effettivamente, se le promesse verranno mantenute, sarà la prima volta che un complesso di musica leggera è protagonista di un intero spettacolo sul video».
«E Carla da dove ha preso lo spunto per il vostro spettacolo?».
«Dai film dei Beatles», risponde Roby Facchinetti [...]. «E anche da qualche recente filmato musicale come quello dedicato a Elton John e trasmesso poco tempo fa dalla nostra televisione [...]».
«Ma voi sapete recitare?», chiedo dubbioso.
«Siamo gente di spettacolo», risponde Red. «E siamo sicuri di cavarcela» [...].

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