Pooh - Biografia Anni '70: 1972

Anno 1972

A fine marzo i Pooh sono a Londra, in Theobald's Road, per incidere "I'll close the door behind me", la versione in lingua inglese del brano "Tanta voglia di lei". Tra gli impegni vi sono anche delle apparizioni durante il programma televisivo "Saturday". Dovendone registrare diverse puntate, decidono di fermarsi per parecchi giorni e in quel periodo, fra un servizio fotografico, qualche capatina al "Marquee" per sentire i gruppi che vi suonavano e qualche puntata a Carnaby Street per comprare stivaletti con le zeppe e pantaloni a zampa d’elefante, si presentano al laboratorio di Robert Moog, uscendone con un minimoog, il sintetizzatore che caratterizzerà i suoni del nuovo album "Alessandra".

«Lo usava Keith Emerson. Le sue sonorità, rivoluzionarie per l’epoca, mi elettrizzavano. L’ingegner Moog produceva ancora solo su ordinazione. Usciti dal laboratorio, sporcammo i tasti dello strumento con un pennarello, per renderlo più vissuto. Non volevamo problemi alla dogana italiana. Riuscii ad imbarcare il sintetizzatore come bagaglio a mano». Roby Facchinetti

Per il nuovo singolo, vengono messe a confronto due canzoni, che mostrano due aspetti diversi della musica del gruppo. "Noi due nel mondo e nell’anima" nasce sulla scia di "Tanta voglia di lei", ma ha una struttura più complessa. Facchinetti la completa fondendo momenti diversi, l’ultimo dei quali creato giocherellando al pianoforte negli uffici romani della CGD prima di un appuntamento. Ancora una volta, la voce solista è quella di Battaglia, con il minimoog che caratterizza l’introduzione.

«La cellula iniziale fu il movimento che apre il brano e lo rende riconoscibile, poi però tentai più strade per svilupparlo. Provai anche una scrittura classica da chanson francese, e alla fine quella vincente fu all'inglese, più moderna». Roby Facchinetti

Anni dopo, "Noi due nel mondo e nell’anima" avrebbe ispirato Freddy Mercury nella composizione di "Love me like there's no tomorrow", canzone pubblicata nel 1985 nel suo album solista dal titolo "Mr. Bad Guy".
L’altra canzone, "Nascerò con te", è quella preferita da Facchinetti, che l’aveva inizialmente pensata come una composizione "a cappella" (per sole voci), mentre Lucariello la veste invece con un'orchestrazione ridondante per la voce solista di Fogli. Nasce il difficile compito di scegliere quale delle due sarà il lato A.

«Una domenica, a pranzo, sono a casa dei miei. Mio padre li aveva invitati tutti: i Pooh e Lucariello. Il problema della scelta del singolo li assillava. Forse pesava una certa rivalità tra Riccardo e Dodi, che di fatto erano diventati i cantanti del gruppo. Nessuno cedeva. Alla fine fu deciso che il singolo avrebbe racchiuso entrambi i brani. Non ci sarebbe stata una facciata A e una B. Non ci sarebbe stato neppure il titolo sulla copertina». Roberto Saggini

Pubblicato in una insolita copertina apribile bianca, con all’interno una foto scattata a Londra e sul davanti il logo Pooh e i nomi dei quattro, i due brani vengono presentati per la prima volta in concerto il 17 maggio a Portoferraio, anche se indirizzati a due diversi canali promozionali: "Noi due nel mondo e nell’anima" viene destinata alla promozione radiofonica e "Nascerò con te" "copre" invece il circuito juke-box. Con questa canzone, il gruppo si presenta al "Festivalbar".
L’album viene ultimato in giugno negli studi milanesi di Via Moretto da Brescia, nello stesso mese in cui nasce Alessandra, la prima figlia di Facchinetti. Una notte, appena rientrato da una serata, sedutosi al pianoforte Roby scrive uno strumentale dolcissimo da dedicare alla bimba. Il giorno dopo Valerio Negrini ci scrive un testo, ispirato ad una vita che sta per nascere. La canzone viene intitolata "Alessandra" e così il nuovo album.

«Fu un omaggio che mi commosse e del quale mia figlia è sempre andata fiera. Quando ascoltai il brano ultimato, appena dopo il missaggio, avevo le lacrime agli occhi». Roby Facchinetti

Con in copertina la riproduzione di un poster acquistato da Lucariello negli U.S.A., "Alessandra" è anche l’album in cui debutta Dodi Battaglia come autore, il quale firma da solo la musica di "Io in una storia" e, in coppia con Facchinetti, "Via lei, via io" e "Signora", quest'ultima con uno dei testi preferiti di Negrini.

«Il nostro produttore era continuamente alla ricerca di nuovi modi per esprimere lo stile 'Pooh'. Io ero molto diverso da Roby, più outsider. Mi avvicinavo alla scrittura molto timidamente, conscio del fatto che c’era già un grande autore nel gruppo: Facchinetti aveva firmato tutti i nostri successi. Mi sarebbe bastato che gli altri ascoltassero le idee che avevo buttato giù con la chitarra. Invece, Lucariello e i Pooh insistettero per farne delle canzoni da inserire nel disco». Dodi Battaglia

Lucariello insiste perchè Facchinetti canti da solista anche in due brani, di cui uno viene pubblicato anche su un successivo singolo, "Cosa si può dire di te".

«Lucariello lavorava per preservare gli equilibri all’interno del gruppo. Voleva che nessuno si sentisse più protagonista degli altri. Nel tardo pomeriggio, si presentava puntualmente in studio Valerio. Noi a quell’ora eravamo regolarmente in sala regia, ad ascoltare i brani appena registrati. C’era molta attenzione per quello che scriveva Valerio. Ogni volta si apriva il dibattito, che spesso proseguiva fino a tarda sera». Stefano D'Orazio

«In quel periodo, abbiamo iniziato a investire moltissimo anche nei concerti dal vivo. Tieni conto che in quegli anni i gruppi stranieri non venivano più a suonare in Italia, mentre noi andavamo spesso all’estero, dove aumentavamo il nostro 'know how'. Anche per questo, abbiamo avuto la possibilità di scoprire un sacco di novità e di importarle in Italia. Io nel 1971 avevo già una mentalità internazionale. Il caso aveva voluto che mi sposassi con Louise, una ragazza americana che avevo conosciuto al 'Vum Vum' di Roma. Anche grazie a questo rapporto, ho iniziato a frequentare New York, quindi ad allargare la mia visione del mondo. Per esempio scoprii il jazz, il progressive e gli esperimenti di John McLaughlin. Insomma, capii che potevamo alzare la mira e darci obiettivi più lungimiranti. Mi resi conto che il chitarrismo italiano era rimasto indietro anni luce; lì capii che dovevo arrivare ad avere uno stile personale, che fosse immediatamente identificabile. Così ho iniziato a studiare: mi svegliavo la mattina e suonavo tutto il giorno, fino a notte fonda. Sono andato avanti così finchè non ho acquisito una totale padronanza dello strumento». Dodi Battaglia

I Pooh nel 1972

Foto tratta dalla copertina di "Qui Giovani" numero 33, del 17 agosto 1972.

Nel mese di dicembre parte un minitour di quattro date in altrettanti teatri italiani, con un’orchestra di 40 elementi della Scala diretti dal Maestro Renato Angiolini ad accompagnarli, la stessa che ha suonato nell’album appena uscito: il 2 al "Petruzzelli" di Bari, il 3 al "Mediterraneo" di Napoli, il 4 al "Sistina" di Roma e l’11 dicembre al "Manzoni" di Milano, con due concerti al giorno, di pomeriggio e di sera, con tanto di distribuzione del programma di sala, con i testi delle canzoni.
Diviso in due tempi, lo spettacolo si apre con l’orchestra, che a sipario chiuso attacca il movimento di "Col tempo, con l’età e nel vento". Quando si apre il sipario, vi è solo l’orchestra sul palco. Poi, mentre dall’alto calano le gigantografie dei quattro Pooh, uno alla volta entrano Stefano, Roby, Dodi e Riccardo. Si inizia con "Tanta voglia di lei", a cui seguono "Pensiero", "A un minuto dall’amore", "Noi due nel mondo e nell’anima" e "Opera Prima", che chiude il primo tempo. La ripresa avviene con "La nostra età difficile", "Nascerò con te", l’adagio di "Parsifal" offerto in anteprima e ancora "work in progress", a cui segue "Alessandra", per solo voci e orchestra. Durante il concerto vi è anche una parte sperimentale, un brano inedito con l’inciso in inglese, che l’anno successivo diventerà "L’anno, il posto, l’ora".
Nonostante il successo, una situazione causa di attriti all'interno del gruppo, sta per arrivare ad un'inaspettata conclusione. Quattro mesi prima, al "Grand Hotel" di Rimini dove i Pooh erano alloggiati in occasione di alcuni concerti in città, Riccardo Fogli aveva conosciuto Nicoletta Strambelli, in arte Patty Pravo. Galeotto è un pezzo che Facchinetti ha scritto per lei e che vuole farle sentire al pianoforte dell’albergo. I due si incontrano ancora e comincia la loro storia, che finisce sui rotocalchi.

«Riccardo era molto coinvolto. Una notte, di ritorno da una serata, l’accompagnai in macchina sotto casa. Mi disse: ‘Aspettami qui, prendo le mie cose e me ne vado di casa’. L’invitai a ripensarci e credevo di essere riuscito nell’impresa. Ma il giorno dopo, quando mi ripresentai a prenderlo per andare a un concerto, lui scese in strada carico di valigie. Aveva fatto la sua scelta». Stefano D'Orazio

La cosa diventa un problema, attirando i riflettori della stampa sulla storia fra Fogli e la Strambelli, a discapito dell’attività che i Pooh cercano di promuovere, ma ancor più per l’atteggiamento via via sempre più distaccato del bassista, che si mostra insofferente alle priorità del gruppo a cui i compagni lo richiamavano.

«Riccardo, in quel periodo, attraversava una sorta di crisi esistenziale. Per anni era stato il cantante dei Pooh, il volto più conosciuto. Dal 1971 era stato riportato all’interno del gruppo, cioè al pari di tutti gli altri. Gli pesava. È in questa fase che nella sua vita irrompe Nicoletta. È un ciclone. Lui è innamorato, perde di vista le priorità dei Pooh. Comincia a viaggiare sulla Mercedes di Nicoletta, sceglie alberghi diversi dai nostri, arriva in teatro all’ultimo minuto, quando gli altri hanno già provato. Così non poteva andare. E iniziammo a dirglielo». Giancarlo Lucariello

«Riccardo prese una grossa sbandata. Questo creava problemi a tutti noi. Tieni conto che gli spostamenti li facevamo in auto, spesso di notte. Quando ci fermavamo in un Autogrill, magari alle 3 o alle 4 di notte, lui faceva queste telefonate interminabili: allora non esistevano i telefonini. Aveva sempre un’espressione estasiata, era proprio innamorato cotto e a volte non parlava ma le fischiettava qualcosa al telefono. Noi per un po’ stavamo zitti, poi iniziavamo a mandarlo a quel paese. Nonostante tutto, però, nessuno di noi aveva messo in conto il fatto che sarebbe potuto andarsene dai Pooh, eravamo tutti convinti che si trattasse di una crisi passeggera». Dodi Battaglia

«Sentivo una grande invadenza nella mia sfera privata. Non arrivavo mai in ritardo, non arrivavo mai senza voce. Chiedevo solo di poter vivere la mia vita. Per sei mesi subii una specie di processo quotidiano. Arrivavo a teatro o in un locale e subito mi si diceva: riunione. Bisognava parlare della mia storia con Nicoletta. Un giorno non ce l’ho fatta più e ho detto basta ai Pooh». Riccardo Fogli

«Fu un brutto colpo, ma in qualche modo l’avevamo previsto. Riccardo pretendeva un camerino tutto per se, aveva parlato con Nicoletta di una possibile carriera solista alla RCA. Lei, invece, che aveva lavorato con i New Trolls, adesso puntava a un disco con i Pooh. Me ne parlò una sera, in una balera, mentre il gruppo era sul palco a cantare. Le risposi con un 'no' secco. Lei era un grande personaggio, popolarissimo. Ma i Pooh erano quelli che vendevano un milione di dischi. Quell’operazione non aveva senso. Pochi giorni dopo Riccardo mi annunciò la sua fuoriuscita». Giancarlo Lucariello

«Il tour con l’orchestra era il nostro più grande investimento fino a quel momento. Le energie di tutti dovevano essere concentrate sul gruppo. Lo spiegammo a Riccardo, prima di andare in scena al Sistina di Roma. In platea c’era Nicoletta. Gli dicemmo: ‘Calato il sipario, tu resti con noi. I giornali devono parlare del nostro concerto, non della vostra storia d’amore’. Niente da fare. Dopo lo spettacolo, Riccardo scende in platea, va ad abbracciare Nicoletta e quello diventa il momento clou della serata». Dodi Battaglia

«Riccardo, nei camerini, ce l’aveva detto: "Nicoletta si è comprata un vestito da un milione, non possiamo non fare la foto con lei"». Stefano D'Orazio

Dopo quella sera la frattura diventa insanabile e, di lì a poco, dietro le quinte di uno studio televisivo, Fogli comunica agli altri la sua scelta di abbandonare i Pooh.

«Forse ci fu un’eccessiva intransigenza da entrambe le parti. Sicuramente, con la maturità di oggi, avremmo affrontato una crisi di quel tipo diversamente. Ma allora il momento era particolare, non c’era spazio per i ripensamenti». Dodi Battaglia

«La decisione di lasciare i Pooh fu assolutamente sua, nessuno di noi ha mai fatto pressioni in tal senso. Io credo che oltre alla storia con Nicoletta, abbia contribuito anche il fatto che, con l’arrivo di Lucariello, lui sentisse messo in discussione il suo ruolo di leader. 'Tanta voglia di lei' l’aveva cantata Dodi, molte canzoni di 'Alessandra' erano state affidate a Roby. Credo che Lucariello facesse queste scelte in modo scientifico, perché a lui dava fastidio il fatto che all’interno dei Pooh ci fosse un elemento più in evidenza degli altri: per lui dovevano essere tutti alla pari… Comunque, l’ultimo concerto di Riccardo Fogli con i Pooh avvenne in provincia di Milano nel febbraio del 1973». Stefano D'Orazio

«La sera che Riccardo ufficializzò la sua decisione, a Roma, dopo cena rientrai in albergo. Accesi la radio. Passavano Pensiero. Piansi. D’un tratto sentivo che una fase bellissima della nostra vita si era conclusa. E non immaginavo cosa sarebbe successo poi». Roby Facchinetti

I dischi pubblicati nel 1972

Noi due nel mondo e nell'anima / Nascerò Con Te    Cosa si può dire di te? / Quando Una Lei Va Via    Alessandra

Biografia anno 1971 Biografia anno 1973