Pooh - Biografia Anni '70: 1978

Anno 1978

Già al lavoro per il nuovo album, i Pooh derogano consapevolmente anche dall’iter Lucarelliano del singolo inedito per trainare la seconda antologia che la CGD pubblica all’inizio dell’anno, praticamente a poco più di due mesi dall’ultimo album inedito. La raccolta fotografa il passaggio del gruppo dalla gestione di Lucariello all’autoproduzione, dando una efficace immagine di quel che era successo in quel triennio di grandi cambiamenti e recuperando su un long playing sia i due lati del singolo “Risveglio” che le facciate B dei singoli estratti da “Forse ancora poesia” e “Poohlover” escluse dagli album (nel caso di “È bello riaverti” addirittura in una versione diversa rispetto a quella del singolo). Nel frattempo il gruppo a Predore lavora alacremente all’album che nel 1978 avrebbe consacrato il nome del gruppo, anche attraverso il rigoglioso fenomeno delle sempre più diffuse radio private. Il loro nuovo assistente del gruppo come responsabile della promozione, Maurizio Miretti, è il primo ad ascoltare i nuovi brani nati a Predore.

"In CGD sapevamo che stavano lavorando con impegno e che da quell’isolamento sarebbe dovuto uscire un gruppo completamente rinnovato. Ma confesso che, finito di ascoltare i pezzi, ero allibito. Ognuno di quei brani avrebbe potuto diventare il singolo dell’estate. L’album si annunciava come una raccolta di successi. La cosa frustrante era dover mantenere quel segreto per settimane. Nessuno, a parte me e Giorgio Butturini, il segretario personale dei Pooh che ogni giorno passava a Predore a consegnare loro la spesa, doveva sapere quale era il sapore delle nuove canzoni". Maurizio Miretti

E’ infatti un problema scegliere il singolo, con accesissime discussioni che dividono il gruppo in due fazioni: Negrini e Facchinetti vorrebbero sul lato A “Giorno per giorno”, mentre gli altri tre preferiscono “Cercami”. È noto che sono questi ultimi a spuntarla con “Cercami”, di cui viene girato un videoclip a Toronto, apparso fugacemente e custodito gelosamente insieme ad altre chicche mai viste nell’archivio di D’Orazio: la scarsa lungimiranza in CGD verso questo tipo di operazioni, porta l’etichetta ad osteggiarle lesinando gli investimenti sulla promozione del gruppo, spesso in regime di autofinanziamento per queste iniziative.

"Giorno per giorno era un pezzo conturbante, di tensione, e quello era un anno di grandi tensioni. Cercami, però, era più easy, solare, vicina a Linda e a Dammi solo un minuto". Dodi Battaglia

"Con quell’inciso gridato, quel titolo a slogan, poteva diventare un tormentone estivo. E infatti lo diventò". Roby Facchinetti

"Boomerang" è anche il terzo lavoro ufficiale del gruppo a non includere fra le canzoni una title-track ed ha anche il primato di aver battezzato l’esordio del nuovo logo del gruppo, divenuto poi definitivo.

"Con Boomerang nasce anche il famoso logo dei Pooh. L’ha disegnato Paolo Steffan, che aveva suonato con me nei Capsicum Red. Oltre che un grande musicista, è anche un ottimo grafico e un pittore eccezionale. Gli dissi di ispirarsi al logo degli Yes, un autentico marchio di fabbrica. Lui ne dipinse uno a olio su tela, ce ne innamorammo a prima vista e da allora lo abbiamo sempre usato. Ora che eravamo tornati alle nostre radici più rock, ci piaceva rimarcarlo con un omaggio a quel mondo. Anche i Chicago avevano adottato un nuovo logo, bellissimo. Il nostro avrebbe dovuto campeggiare solo su Boomerang, ma vedevamo le ragazzine che se lo copiavano sulle magliette con cui venivano ai nostri concerti. Appena nata, la nuova scritta era già diventata il nostro biglietto da visita nel mondo. Personalmente, a partire da Boomerang ho iniziato a interessarmi in modo specifico della parte grafica". Red Canzian

Il logo dei Pooh, ideato da Paolo Steffan

L’album è anche da considerarsi come l’effettivo primo passo dei Pooh nella consapevolezza di aver creato finalmente un loro suono che, passato attraverso la levigazione delle asperità più rock dei due album precedenti e dopo l’affrancamento dalle ridondanze decadenti di Lucariello, approda ad una raffinatezza e ad una pulizia di suoni che sarà il loro tratto distintivo e che farà scuola nell’ambito del pop italiano a partire da allora. Ancora scottati dal tour de force del mastering di “Rotolando Respirando”, i Pooh scelgono per registrare il nuovo album gli Stone Castle Studios del Castello di Carimate, creati da Antonio Casetta a due passi da Milano. “Boomerang” si ritrova in classifica insieme all’antologia uscita pochi mesi prima e conquista immediatamente il disco d’oro.

"Ci siamo accorti che il pubblico che veniva ai nostri concerti non era quello che acquistava i nostri dischi. Parlando con i ragazzi dopo gli spettacoli ci siamo resi conto che il fatto che nei nostri dischi ci fosse sempre l’orchestra, dava al prodotto una sensazione di stantio, di vecchio. Con Boomerang abbiamo tralasciato ogni tipo di arrangiamento barocco, di sovraincisioni chilometriche. Oltre a realizzare elementi scenografici, in quel periodo ho iniziato a usare il basso fretless. In Italia non si sapeva nemmeno cos’era, io avevo avuto la fortuna di ascoltare Jaco Pastorius in America e mi ero messo in testa di averne uno anch’io. Così con un cacciavite modificai il mio basso con i tasti: li tolsi, riempiendo i buchi con un materiale che mi aveva dato un amico liutaio, una specie di pece. Ebbene, quel basso lo posseggo ancora e suona da paura". Red Canzian

"A partire dall’album Boomerang ho iniziato a usare l’Oberheim modulare, che rispetto al minimoog ti permette un sacco di soluzioni in più: puoi suonare quattro note alla volta e fare anche degli accordi. Per i Pooh questo fu un altro passo avanti straordinario. Assieme all’Oberheim, a Londra acquistammo anche un mellotron. Insomma, eravamo proprio avanti". Roby Facchinetti

"In Boomerang mi sembra che siamo riusciti a ottenere un equilibrio tra spontaneità e perfezione stilistica, tecnica e estetica". Dodi Battaglia

Il 1978 è da ricordare anche come un anno intenso sotto diversi aspetti, da quello sociale a quello politico i cui sommovimenti lacerano profondamente il paese, con un vertice apicale nell’uccisione di Aldo Moro da parte delle Brigate Rosse.

"Fu uno choc. Noi eravamo a Montreal e non riuscivamo a capire cosa stesse succedendo in Italia. Pensavamo a una rivoluzione in corso. Quando sei lontano e ti riferiscono fatti drammatici è impossibile leggere il presente con oggettività". Roby Facchinetti

Sono anni di tensione che non risparmiano neanche la scena musicale, attraverso episodi che hanno dell’assurdo, strumentalizzati dalle diverse fazioni politiche a seconda della bisogna.

"Quegli anni di tensione non risparmiavano neppure la musica. C’erano squadre di agitatori che giravano per i concerti con la prerogativa di trasformarli in un teatro di guerra. Artisti come De Gregori e Venditti l’avevano pagata sulla loro pelle; altri come Edoardo Bennato, erano stati costretti a suonare gratis per evitare la lapidazione. ‘La musica è libera, non si paga’ era lo slogan preferito di chi voleva strumentalizzare il pubblico dei concerti. Noi, alla fine, ci siamo salvati. I nostri fan erano impermeabili a questo genere di provocazioni. E gli agitatori organizzati, dopo qualche tentativo subito fallito, avevano preferito tenersi alla larga dai nostri concerti". Stefano D'Orazio

Una maggiore attenzione al rapporto con il loro pubblico trova validi collaboratori nei genitori di Stefano, Guida e Licia D’Orazio, presso il cui indirizzo (Via degli Aldobrandini 6, Ostia) arrivano le numerose lettere dei fans che i coniugi, ormai in pensione, smistano ai rispettivi componenti del gruppo destinatari, oltre ad inviare le cartoline autografate ai fans. Anche dal vivo la costante ricerca di effetti scenici che rendano indimenticabili i concerti per chi va a sentirli è un aspetto che i Pooh non trascurano, sempre cercando di procurarsi quel che ancora in Italia non è disponibile o addirittura in molti casi addirittura sconosciuto, spesso costruendosi ed inventandosi elementi scenografici in totale autonomia e facendo ricorso a fantasiosi espedienti, senza mai tralasciare quel che per loro è di primaria importanza, cioè la musica. Arriva per la prima volta in Italia, su un palcoscenico, il laser.

"Ogni novità ci mandava fuori di testa. Per esempio, al Laserium di Toronto scoprimmo il raggio laser. Qualche tempo prima avevo visto Paul McCartney in Piazza San Marco a Venezia e mi aveva incuriosito quella luce verde. Ma lui la usava fissa, senza cercare effetti particolari. Studiandoci con Renato Neri, invece, avevamo scoperto che si potevano ottenere effetti strepitosi. Il problema era come ottenere l’effetto vibrato della luce. Ci arrangiammo molto empiricamente. Prendemmo un vibratore da pornoshop, ne estraemmo il motorino e vi applicammo uno specchietto. Ora, però, bisognava che il raggio ruotasse, cambiasse direzione, disegnasse figure nell’aria. Ci riuscimmo grazie al motorino di un trapano da dentista". Stefano D'Orazio

1978 - Tour Boomerang
1978 - Tour Boomerang

Sul finire dell’anno, nella pausa fra tour estivo ed invernale, il gruppo si ritrova in studio per la colonna sonora di una serie televisiva in otto puntate, “Racconti fantastici” ispirati ai racconti di Edgar Allan Poe. Durante l’estate Facchinetti ha letto la sceneggiatura della serie tratta dall’opera dello scrittore di Boston e dalle suggestioni maturate ha composto una decina di temi. Due di questi vengono effettivamente registrati presso gli studi Fonorama di Milano ed usati per la serie televisiva, venendo pubblicati anche sul singolo “Fantastic fly”.

"In quell’occasione ho capito quale sarà il mio lavoro da grande: scrivere colonne sonore per il cinema". Roby Facchinetti

1978 - Tour Boomerang
Gennaio 1978 - Studi RAI a Roma - I Pooh eseguono "Risveglio" per la trasmissione "Odeon".

I dischi pubblicati nel 1978

I Pooh 1975-1978     Boomerang     Cercami / Giorno Per Giorno     Fantastic fly / Odissey

Biografia anno 1977 Biografia anno 1979