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Red Canzian: la musica sa risvegliare le anime, ma è una strada in salita - Venerdì 22.06.2018

Red Canzian

Lo scorso 13 maggio Red Canzian è stato protagonista di un concerto al Teatro Openjobmetis di Varese, tappa del tour "Testimone del tempo", legato all'omonimo album pubblicato lo scorso 16 febbraio. Il ritorno sulle scene è stato di poco successivo ad un importante intervento chirurgico subito per l'asportazione di una metastasi legata ad un melanoma affrontato agli inizi degli anni 2000. L'artista trevigiano ha voluto fortemente tornare dal suo pubblico e rispettare il calendario di esibizioni in precedenza fissato, portando con sé Chiara Canzian (vocalist, armonica e percussioni), Phil Mer (batteria, percussioni, piano e direzione musicale), Daniel Bestonzo (pianoforte, tastiere, fisarmonica), Alberto Milani (chitarre elettriche), Ivan Geronazzo (chitarra elettrica, chitarra acustica e mandola).

Il concerto, centrato sulla volontà di Red di raccontare il mondo ed il suo personale percorso artistico lungo il periodo storico che va dagli anni '60 ad oggi, oltre che sulla musica si è basato anche sulle immagini offerte dal grande LED wall presente alle spalle della band. Lo spettacolo ha avuto inizio con il suono di una moltitudine di orologi che ticchettavano, mentre numerose foto si avvicendavano veloci.
Il primo brano ad essere offerto al pubblico è stato "Ognuno ha il suo racconto" da "Testimone del tempo": scritto con Miki Porru, autore del testo e coautore della musica, il pezzo ha gareggiato al Festival di Sanremo di quest'anno. A febbraio Porru ha così spiegato il significato della canzone: «Riportare all’unicità di ogni percorso umano non è solo un parlar di sé, ma anche il suo esatto contrario. Ogni vita, infatti, è incredibilmente più straordinaria di quanto appaia, proprio nella sua peculiare unica essenza. Nella canzone si racconta in prima persona di quanto vissuto attraverso il tempo, per poi improvvisamente ricordare che tutti, con il “nostro” personale racconto di vita, abbiamo una storia importante da narrare».

Red e Chiara Canzian. Clicca per ingrandire

Avevo bisogno dei vostri sorrisi, avevo bisogno del vostro conforto e del vostro abbraccio. Red Canzian

Red Canzian ha preso la parola, accogliendo così il suo pubblico: «Questa sera avervi qui, cominciare questo concerto insieme a voi, per me è importante perché è l'inizio di un viaggio, un viaggio tutto mio. Avevo bisogno dei vostri sorrisi, avevo bisogno del vostro conforto e del vostro abbraccio. La vita non presenta sempre momenti facili, io ne ho passati anche di difficili ultimamente e quindi essere qui sul palco è assolutamente la cosa più bella che mi poteva risuccedere. Grazie. E a voi che siede la parte solida di questo mestiere così etereo, ho voluto dedicare una canzone del mio nuovo album scritta con un grande amico. Una canzone che parla di noi che abbiamo ancora voglia di fare questa vita, che ci mettiamo l'anima e che parla di voi, che riuscite a meravigliarci ancora».
"Meravigliami ancora" è stato il secondo brano offerto, quinta traccia del nuovo album composta da Johnny Hallyday con testo di Enrico Ruggeri.

Red ha così spiegato l'intento del concerto: «La storia che ho promesso di raccontare stasera è una storia che parte da molto lontano ed ha in sé forse la magia di una favola. Come tutte le favole che si rispettino, anche questa comincia con il famoso "C'era una volta" e comincia dicendo così: "C'era una volta un bambino che si chiamava Bruno"».
"Grazie dei fior" di Nilla Pizzi ha introdotto il filmato nelle cui immagini un bambino si è avvicinato ad una radio. Cambiando canale si sono potuti ascoltare stralci di "Mamma" di Beniamino Gigli, "Casetta in Canadà" del Quartetto Cetra, per poi passare a "Tutti Frutti" di Little Richard ed al presente, con Red ad eseguire il brano.

Red e la band eseguono "Tutti Frutti" di Little Richard. Clicca per ingrandire

Canzian ha ripreso la parola introducendo così l'esecuzione di "Love me tender" di Elvis Presley: «Nel 1958 questo rock 'n' roll fa vedere anche la sua faccia più tenera, più suadente grazie a un ragazzo dal grande ciuffo impomatato che ha trasformato il rock 'n' roll anche in una musica di cuore con questa canzone che faceva così...».

Red esegue "Love me tender" di Elvis Presley. Clicca per ingrandire

Red ha così parlato della band inglese probabilmente più famosa: «Ma il Big Bang, la grande esplosione la provocarono i Beatles e tutto di colpo cambiò. Loro partirono da Liverpool quasi in sordina, passando per Amburgo, suonando in locali anche non di grande levatura, ma improvvisamente diventarono potentissimi, conosciuti in tutto il mondo. Ho ritrovato questo filmato del grande Ed Sullivan che nel suo show, il 16 febbraio del 1964, li presentava così».
Nel teatro sono risuonate le parole di Ed Sullivan: «Ladies and gentlemen, the Beatles!», seguite dall'esecuzione dal vivo di "She loves you". Terminato il brano, Red ha raccontato: «I Beatles, che talento incredibile! Fu proprio con una loro canzone che io verso i 16 anni vinsi il mio primo festival per cantanti. Era una canzone straordinaria e la cantava Paul McCartney. Io questa sera ve la voglio far riascoltare». Sono seguite le note di "Yesterday".

Il momento dello spettacolo dedicato ai Beatles. Clicca per ingrandire

«In quegli anni nel mondo tutto cambiava alla velocità della luce e anche la musica», ha spiegato Red. «Per fortuna in Italia le cose come sempre andavano un pochino più a rilento, arrivavano un pochino dopo. Qui non c'è stata subito questa invasione della musica rock, beat e ha lasciato spazio ai grandi cantautori, soprattutto quelli della scuola genovese di creare dei veri, grandissimi capolavori, come quello che adesso vogliamo farvi ascoltare che è la canzone che veramente arriva al cuore in maniera del tutto diretta».
Red ha proposto "Mi sono innamorato di te" di Luigi Tenco, a cui è seguita "Il cielo in una stanza" di Gino Paoli nella versione di Chiara Canzian.

Chiara Canzian. Clicca per ingrandire

«Se in quegli anni la musica stava cambiando il mondo, il mondo cominciava a cambiare la musica», ha osservato Canzian. «Le canzoni diventavano un mezzo per protestare, per evidenziare tutti quei problemi politici, sociali, umani che cominciavano ad emergere dalla società del consumismo che comunque aveva i suoi difetti. Uno dei più grandi interpreti di questo tipo di canzoni fu Bob Dylan, che scrisse quello che credo sia universalmente considerato un po' il manifesto della nuova giovane generazione americana, del tutto disillusa della politica, del tempo e assolutamente contraria alla guerra del Vietnam».
Al termine dell'esecuzione di "Blowin' in the wind" di Bob Dylan, l'artista trevigiano ha ripreso la parola: «Ma anche in Italia, alla metà degli anni '60, si cominciavano a respirare i primi segnali di tensione. Ci trovammo coinvolti in una guerra subdola, fatta di paura, di attentati, di terrorismo. Quella su nel Brennero fu particolarmente terribile nel 1966. I Pooh scrissero una canzone che parlava proprio di quello e all'epoca fu censurata».
Red ha fatto riferimento al brano "Brennero 66" dei Pooh, poi interpretato. Per tale pezzo Valerio Negrini, fondatore e paroliere del gruppo, trasse ispirazione dai frequenti omicidi di militari della Guardia di Finanza che a metà degli anni '60 avvennero in Trentino Alto Adige. Presentato al Festival delle Rose del 1966, subì l’imposizione da parte della “Commissione Censura” della Rai del cambiamento del titolo in "Le campane del silenzio" e della modifica del testo, con l’eliminazione della frase “t’hanno ammazzato quasi per gioco”. Tra l'altro, si trattò del primo brano composto ed interpretato da Roby Facchinetti.

Un momento dell'interpretazione di "Brennero 66" dei Pooh. Clicca per ingrandire

La musica può ancora risvegliare le anime aiutandoci a capire quello che a volte non ci appare chiaro o che proprio non riusciamo a vedere. Red Canzian

«Da allora è passato veramente tanto tempo» ha proseguito Red, «ma la musica può ancora risvegliare le anime aiutandoci a capire quello che a volte non ci appare chiaro o che proprio non riusciamo a vedere. Nel nuovo disco ho voluto scrivere un brano che parla proprio di questo: degli errori che stiamo facendo, di quel caos universale che sta compromettendo in modo sconsiderato il pianeta e purtroppo la sua salute».
Il pubblico ha potuto così ascoltare "Cosa abbiamo fatto mai", seconda traccia dell'album "Testimone del tempo".

«Eravamo rimasti più o meno alla seconda metà degli anni '60. Quando dalla West Coast americana arrivano i primi movimenti pacifisti: vi ricordate gli hippy, il "flower power", il potere dei fiori contro ogni tipo di violenza, «Make love, not war» dicevano i ragazzi di allora. Ci furono i primi grandi raduni musicali: l'Isola di Wight nel '68, nel '69 Woodstock da dove uscirono artisti incredibili come Jimi Hendrix, come Joe Cocker, come Carlos Santana e tantissimi altri. Raduni che hanno cambiato anche la maniera di fare musica in giro per il mondo. La West Coast era la parte più "easy", più sorridente dell'America e lo potete capire anche da questa canzone che stiamo per fare: il brano è dei Mamas & Papas che tutti ricorderete, che pur essendo stata scritta in una nevosa New York, riesce a trasmettere il calore di quella terra».
Il teatro è stato invaso dalle note di "California dreamin'" dei The Mamas & The Papas, ma il discorso sul pacifismo non era ancora concluso.
«Ve lo ricordate questo simbolo?», ha domandato Red agli astanti. «Era il simbolo "Love & Peace": quante volte me lo sono disegnato sui jeans e anche sulle portiere del mio mitico primo furgoncino Wolkswagen con il quale portavamo gli strumenti ma diventava anche casa, alcova e quant'altro. All'epoca leggevamo Ginsberg, Kerouac, il papà della beat generation. Credevamo nel nostro sogno: quello di migliorare, di poter cambiare il mondo. Forse eravamo un po' ingenui, ma sicuramente eravamo puri. Le canzoni quel tempo avevano tutte la stessa anima, sembravano scritte da un'unica mano e Liverpool e Bologna erano vicinissime in quegli anni».

Peace and Love. Clicca per ingrandire

Le note di "All you need is love" dei Beatles sono divenute quelle di "Piccola Katy", il primo successo dei Pooh, canzone che a sua volta è tornata sul finale ad essere "All you need is love".

I Pooh. Clicca per ingrandire

Canzian ha condiviso questo ricordo: «A 18 anni ci fu la mia prima fuga a Londra: avevo voglia di vedere, di capire dove era nata la musica che stava cambiando il mondo, dovevo rendermene conto di persona. Passavo le mie giornate a Piccadilly Circus in questa piazza grandissima, dove tantissimi ragazzi provenienti da tutta l'Europa si radunavano. Mi ricordo che non parlavamo nessuno la lingua dell'altro o qualche parola soltanto, però con le chitarre riuscivamo a farci capire perché c'erano quelle poche canzoni simbolo che ci rappresentavano tutti quanti, molto spesso canzoni dei Beatles. Passavamo le nostre giornate lì a respirare quest'aria, l'aria della "Swinging London", quella di Kings Road, di Carnaby Street, della boutique di Mary Quant, la santa donna che ha inventato la minigonna [...]. I nostri discografici, che sono molto diversi da quelli di adesso [...], erano dei furbastri perché andavano a Londra, compravano i 45 giri di successo, quelli incisi dai gruppi, li portavano in Italia, li davano ai soliti autori famosi, Pace, Panzeri, Pilat e li traducevano in italiano. Li facevano incidere a un gruppo italiano e queste canzoni diventavano dei veri successi per un po' di mesi, perché una volta Internet non c'era e la comunicazione era lentissima, per cui prima che arrivasse notizia di quel successo originale, spacciavano quello in italiano per originale. I più depredati tra questi gruppi inglesi furono sicuramente i Procol Harum: ogni loro canzone fu tradotta e divenne un successo in Italia, un po' come questa».
"A whiter shade of pale" dei Procol Harum, cantata da Chiara, è divenuta nel corso dell'esecuzione "Senza luce" dei Dik Dik, interpretata da Red.
Al termine Canzian ha esclamato: «Che canzone, che musica! Quanto abbiamo sognato con questa musica... Per un lungo periodo sembrava che la musica fosse in mezzo e in mano soltanto ai complessi: allora i grupi si chiamavano così. Ma all'inizio degli anni '70 fortunatamente la genialità e l'intuizione di alcuni grandi autori e di grandi interpreti riportò le cose abbastanza in parità e furono scritte canzoni veramente straordinarie, canzoni che sono diventate l'assoluta colonna sonora di momenti belli e importanti della nostra vita. Come quella che facciamo adesso, non poteva mancare».
Chiara ha interpretato "Your song" di Elton John, alla quale è seguita "Emozioni" di Lucio Battisti introdotta così da Red: «Nello stesso periodo, agli inizi degli anni '70, qui da noi, quello che possiamo definire sicuramente uno tra i più grandi autori della canzone italiana pubblica uno dei suoi migliori album, fatto di poesia e di tanta emozione».

Canzian ha così raccontato degli inizi del suo percorso artistico: «Anch'io nel 1970 stavo facendo qualcosa», con la foto dei Prototipi proiettata alle sue spalle. «Consci che quel nome non poteva portarci al successo, diventammo immediatamente Capsicum Red e il nostro discografico pensò bene di chiamarci e di farci diventare un gruppo inglese, perché allora era di moda così: per far successo era meglio fingere di essere inglesi. Infatti io fui ribattezzato da Bruno immediatamente in Red: è lì che è nato tutto. Ma la cosa bella è che lui ci fece fare questo primo 45 giri e il nostro ufficio stampa di allora fece uscire questa notizia: "Dei quattro il solo inglese è Canzian". A onor del vero, io pur di far successo mi spacciavo pure per eschimese se serviva, ero disposto a qualsiasi cosa. Ho ritrovato nelle teche RAI il vecchio video del nostro primo singolo che si intitolava "Ocean", che è una sigla televisiva della appena nata RAI 2, in bianco e nero ovviamente. Adesso noi ve lo vogliamo far sentire e anche vedere. Ovviamente io all'epoca non ero un bassista, all'epoca io suonavo la chitarra».

Articolo dedicato ai Capsicum Red. Clicca per ingrandire

Al termine dell'esecuzione di "Ocean", Red ha osservato: «E' stranissimo suonare la chitarra: è piccola, ha le corde sottili, non sono più abituato! E pensare che all'epoca venivano da tutto il Veneto al Piper di Treviso per sentirmi suonare un pezzo particolare, un pezzo di musica classica fatto a rock. Era un pezzo molto strano... non è che io ero molto più normale, ero abbastanza strano anch'io. Stasera noi vorremmo farvelo ascoltare: è un pezzo molto veloce e ci proviamo». Ha preso così il via l'esecuzione della coinvolgente "La danza delle spade" di Aram Kachaturian.

«A cavallo fra gli anni '60 e '70 succedeva quello che avete appena sentito e anche un po' di più: praticamente avevamo cominciato a sperimentare, fondendo la musica rock con la musica classica. Nasceva appunto il "symphonic rock", quello che poi è diventato il "rock progressivo" e io con i Capsicum, dopo la partenza con una canzone pop come quella che avete visto prima, "Ocean", anche noi ci siamo messi a lavorare e abbiamo fatto un album interessante, che è stato pubblicato in molti paesi del mondo proprio come un esempio della musica prog italiana: questo album si intitolava "Appunti per un'idea fissa" e pensate, avevamo registrato la tredicesima sonata "Patetica" di Beethoven a rock, difficile, impegnativa, però insomma il mondo era quello. Stavamo praticamente entrando pienamente nell'epoca del prog e la musica cominciava a evocare veramente atmosfere straordinariamente epiche».
Le atmosfere epiche sono state rievocate suonando "Shine on you crazy diamond" dei Pink Floyd, la quale nel corso dell'esecuzione è divenuta "Parsifal" dei Pooh, brano del 1973 vero e proprio emblema del gruppo.

Red Canzian e la band. Clicca per ingrandire

Il prog, se tu l'hai vissuto e ancora di più se tu l'hai suonato, ti entra sotto pelle, come un virus e non riesci più a guarire. Red Canzian

«Era un modo di suonare eroico» ha spiegato Red, «e forse, anche se era meravigliosamente retorico, ti dava la possibilità di divertirti con il tuo strumento con queste scale, questi stacchi, poi ti sentivi un guerriero: il tuo strumento, una volta in mezzo al fumo, agli effetti, si trasformava in una spada, in una alabarda... era veramente bellissimo suonare questa musica. Il prog, se tu l'hai vissuto e ancora di più se tu l'hai suonato, ti entra sotto pelle, come un virus e non riesci più a guarire: ecco perché nel mio nuovo album ho voluto provare a scrivere una pagina di questo mondo musicale straordinario. Mi sono fatto aiutare per i testi da Renato Zero e da Vincenzo Incenzo e per mettere insieme e arrangiare il tutto, per scrivere le parti strumentali mi sono fatto aiutare anche da Phil ed è nata questa canzone, "Cantico"».
A "Cantico" è seguita l'introduzione di "Sinfonia d'autunno", brano strumentale pubblicato nell'album "L'istinto e le stelle" del 2014, la quale si è collegata a "Noi due nel mondo e nell'anima", canzone dei Pooh del 1972.

«Ricominciamo il nostro viaggio, la nostra storia. Dopo un inizio di carriera fatto, come avete visto, di tantissima passione, ma a voi lo posso dire stasera, anche di tanta fame, finalmente qualcosa cambia nella mia vita. Il mio amico Riccardo Fogli decide di scegliere un'altra strada, una sua strada da solo e io entro a far parte dei Pooh e divento finalmente anch'io protagonista di quella musica di successo che avevo tanto inseguito. Ho scelto "Noi due nel mondo e nell'anima" per iniziare questa seconda parte del racconto perché questa canzone è un po' uno spartiacque: è l'ultima canzone che loro hanno inciso prima che arrivassi io ed è una canzone che amo perché ha una nobiltà di scrittura. Adesso invece voglio farvi ascoltare le prime canzoni che io ho cantato con i Pooh, a cominciare da questa».
Sono seguite "L'anno, il posto, l'ora" ed "Eleonora, mia madre", entrambe appartenenti alla prima metà degli anni '70.

«Dopo un pochino, anche per me arriva il momento di scrivere le mie prime canzoni, le prime musiche per i Pooh, spesso con le parole di Stefano perché Stefano ed io eravamo molto legati, quindi lui sapeva interpretare molto bene certi momenti della mia vita e l'ha fatto. E' stato un po' il biografo di certi momenti della mia vita e di quello che stavo vivendo. Questo prossimo brano l'ha sempre cantato lui, questa sera me ne riappropio, ma lui l'ha cantato sempre con un grandissimo cuore e l'ha reso bellissimo... "Se c'è un posto nel tuo cuore"».

Red ha svelato un piccolo retroscena su come i Pooh preparavano le tournée: «Non è mai facile scegliere quali canzoni inserire in un concerto. Io mi ricordo ancora le riunioni con i Pooh [...]: riunioni interminabili, perché eravamo in quattro e ognuno di noi aveva le sue canzoni che amava di più e che voleva metterle in scaletta. Poi c'era il disco nuovo che dovevi promuovere: almeno sette, otto canzoni del disco nuovo le dovevi fare. Poi c'erano gli intoccabili, i pezzi troppo di successo per non farli, quelli che se non li facevi venivi lapidato sul palco da voi, perché era così. I concerti ogni anno diventavano sempre più lunghi, infiniti. Narra la leggenda che noi abbiamo fatto tremila cinquecento concerti ed è vero». Poi, riferendosi al brano "Maria marea": « Le scelte di questo concerto le ho fatte seguendo la storia che volevo raccontarvi e poi un pochino l'istinto, le suggestioni che certi brani ancora riescono a regalarmi. Ripensando a certe canzoni, quella "isola nella corrente" che mi riporta a Hemingway, quell'ambientazione che sembra quella di un film, precisa, raccontata in maniera delicata, quel personaggio femminile descritto così bene... che solo il grande Valerio poteva riuscire a scrivere in questa maniera, mi ha fatto scegliere questa canzone».

Red ha successivamente introdotto la coinvolgente interpretazione di Chiara della canzone dei Pooh "Ali per guardare, occhi per volare": «Valerio ha veramente fatto scuola: lui riusciva a concentrare in pochissime righe una storia, una poesia, una vita intera, come nel brano che sentirete adesso che è un piccolo capolavoro di sintesi, di equilibrio e di emozioni, sostenute fra l'altro dalla musica di un ispiratissimo Roby».

Red Canzian e la figlia Chiara. Clicca per ingrandire

«Nei Pooh sono sicuramente stato viziato dai bellissimi testi di Valerio e di Stefano» ha ammesso Canzian, «ecco perché non riesco ad accontentarmi soltanto di belle parole in italiano quando scrivo una canzone e allora per il mio nuovo disco sono andato a bussare al cuore di straordinari autori, di amici bellissimi, importanti che hanno saputo raccontare quelli che erano i momenti che io volevo descrivere in questo disco, i momenti della mia vita. C'è tanta verità per esempio nelle parole di Ermal Meta. Mentre stavamo preparando un brano in studio mi diceva: "Mi piacerebbe mettere in questa canzone questo concetto: che la nostra felicità non si misura soltanto con i momenti felici, quelli in cui tutto va bene, ma anche mettendo insieme tutti quei momenti in cui eravamo a terra e abbiamo avuto la forza per rialzarci e riaprire gli occhi a nuovo giorno, come fa l'alba che tutte le notti apre gli occhi e fa iniziare una nuova giornata"».
Da tale considerazione è nato "La notte è un'alba", brano contenuto nell'ultimo album di Red. Al termine dell'esecuzione l'artista ha spiegato: «C'è un altro pezzo in questo album nuovo che [...] voglio farvi ascoltare. Innanzi tutto l'ho scritto insieme ad un autore di Varese, si chiama Fabio Ilacqua [...]: è una di quelle persone che non è facile incontrare perché è un uomo vero, non ha assolutamente l'aspetto di una moneta, non ha due facce, ne ha una ed è sempre quella vera. Mi è piaciuto tanto lavorare con lui e voglio continuare a fare altre cose [...]. Insieme a lui e Busbee, un bravo autore americano, abbiamo scritto un pezzo che secondo me è un po' un film. Provate a immaginare: Parigi, la Torre Eiffel, la pioggia, un libro di poesie di Prévert abbandonato sulla panchina del metrò, i Champs-Élysées, il vento che soffia e alza le foglie dell'autunno, l'infinito bisogno di un abbraccio e di un ritorno e la pioggia che cade».
Da tale collaborazione è nato "Reviens moi", al termine della cui esecuzione Red ha aggiunto: «"Reviens moi", "Ritorna da me", evidentemente dedicato ad una donna. Le donne... le donne... le donne... Ma quante canzoni sono state scritte per le donne? E quanti autori disoccupati ci sarebbero se non ci fossero le donne e devo dire anche quanti cuori disoccupati ci sarebbero se non ci fossero le donne!».
La riflessione ha fatto da introduzione al brano "Città di donne", pubblicato dai Pooh nel 1987 nell'album "Il colore dei pensieri".

Red Canzian. Clicca per ingrandire

La donna sa essere poesia, sa essere amore e soprattutto sa essere vita. Red Canzian

«Le donne riescono veramente a rivoluzionare questa nostra povera vita, meravigiose e complicate come sapere essere. Io non ho mai capito se voi preferite essere prese, comprese o sorprese. Ma il mondo sarebbe veramente un posto molto triste senza di voi». Poi, riferendosi alla festa della mamma che ricorreva proprio il giorno del concerto: «La donna sa essere poesia, sa essere amore e soprattutto sa essere vita e oggi a tutte le donne che hanno messo al mondo qualcuno vorrei augurare con tutto il mio cuore ogni bene. Mi rivolgo ai maschietti: impariamo ad apprezzarle sempre, queste donne, perché senza di loro veramente noi saremmo poco, molto poco».
I ruoli sul palco si sono modificati e Red ha spiegato così quanto avvenuto: «Voglio farvi vedere che qua sopra tutti noi possiamo fare qualsiasi cosa: per esempio il Maestro Daniel Bestonzo che avete sentito suonare in maniera straordinaria il pianoforte, le tastiere [...] adesso diventerà, per questo attimo, per questo momento, un fisarmonicista. Phil Mer [...] adesso, da batterista qual è, passerà al pianoforte. Alberto Milano, chitarrista rock pazzesco, mette giù la sua chitarra elettrica e diventa un mandolinista [...]. Ivan adesso si metterà a suonare la chitarra classica. Chiara, in quanto femminuccia, non cambia nulla perché va bene così. Io invece metto giù il basso e divento un cantante, sempre chiaramente per parlare di una donna, una donna che è entrata nella mia vita una vita fa, una donna con la quale ho condiviso momenti bellissimi, momenti importanti, anche momenti faticosi che la vita ti propone. Per lei ho scritto più di una canzone, ma due credo siano i brani che meglio raccontano, meglio esprimono questa nostra bellissima storia, bella, importate, fatta di momenti sempre condivisi. Grazie Bea». Sono seguite due canzoni dedicate alla moglie Beatrix Niedewieser: "Stare senza di te" e "Cercando di te", entrambe composte all'interno dei Pooh.

La forza dei Pooh io credo sia stata quella di credere fermamente sempre nella bellezza di un sogno, il nostro sogno. Red Canzian

«I Pooh sono stati sicuramente il progetto più importante e più lungo della mia vita: ho passato sicuramente più tempo con loro che con la mia famiglia, i miei figli, i miei genitori. Pensate che addirittura all'inizio della mia storia con i Pooh io, Dodi e Valerio dividevamo lo stesso appartamento, vivevamo insieme: eravamo più che amici. La forza dei Pooh io credo sia stata quella di credere fermamente sempre nella bellezza di un sogno, il nostro sogno e credo che sia per questo che insieme tante volte abbiamo vinto».
Con Chiara Red ha proposto "Uomini soli", il brano con il quale i Pooh vinsero il Festival di Sanremo nell'edizione del 1990.

«Siccome la musica dei Pooh è entrata nella mia vita ma anche nella mia famiglia, i nostri figli sono cresciuti praticamente con la musica dei Pooh. Mi ricordo che Chiara aveva 6 mesi e già gattonava sul palco in mezzo ai ferri, durante una torunée estiva dei Pooh. Il retropalco dei Pooh sembrava un asilo nido a volte, c'erano tutti: Francesco, Daniele, Roberto, Chiara, tutti gli altri... Ne abbiamo tanti di figli noi, ne abbiamo undici messi insieme e ne hanno cominate di tutti i colori! Dovete sapere che qualcuno di voi ha sicuramente comprato un autografo pagandolo a questi qua, falso! Li facevano loro le firme sulle cartoline che rubavano in camerino e poi venivano a venderle. Per cui hanno fatto anche questo! Loro giocavano con la nostra musica e adesso noi vogliamo farvi sentire una cosa in una maniera proprio... come la facevamo a casa».
Red ha duettato con la figlia sulle note di "Chi fermerà la musica". Una bella sorpresa è stato vedere proiettato sul LED wall il ritratto in versione papero realizzato dal grafico Paolo Campinoti.

Il ritratto di Red Canzian in versione papero realizzata da Paolo Campinoti. Clicca per ingrandire

Per me ognuno di voi vale uno stadio, perché io so che la mia nuova strada è una strada in salita. Red Canzian

L'esecuzione di "L'impossibile", il secondo singolo promozionale del nuovo album, ha preceduto una considerazione di Red: «Ci stiamo purtroppo avvicinando verso la fine di questo viaggio. Siamo partiti da un tempo e da una musica veramente molto lontani e siamo arrivati ad oggi, a "Testimone del tempo", titolo di questo tour, di questo mio disco nuovo e anche ruolo che ho scelto per raccontarvi le cose che io ho vissuto da spettatore, in prima linea, da protagonista e spero di essere riuscito a farlo nel modo più garbato possibile e di avere raccontato qualcosa che forse, magari, non sapevate. Ma non posso e non voglio andar via senza farvi ascoltare l'ultima cosa che io ho scritto con Valerio: è stato l'ultimo brano che abbiamo fatto, poi non ci siamo più visti. Era una storia epica, di quelle che solo dalla sua penna potevano uscire».
Il riferimento era a "L'aquila e il falco", quarta traccia dell'ultimo (purtroppo) album di inediti dei Pooh, quel "Dove comincia il sole" uscito nel 2010.
Brano di chiusura è stato "Stai con me", al termine del quale Red si è congedato dal pubblico con queste parole: «Grazie! Noi siamo felici di questa serata perché per me ognuno di voi vale uno stadio, perché io so che la mia nuova strada è una strada in salita, nella quale devo raccontare, devo far capire, devo far arrivare a tutti quanti quello che sto facendo».

Con questo concerto Red Canzian ha dimostrato quanto sia grande la sua voglia di raccontare e di raccontarsi, uno stimolo che sta indirizzando in modo importante il suo nuovo percorso artistico. Forse tale consapevolezza si è affacciata durante la scrittura dell'autobiografia "Ho visto sessanta volte fiorire il calicanto. La mia vita, i miei sogni", pubblicata nel 2012. Certo è che l'eleganza ed il garbo con cui ha saputo tenere per tutto il tempo il palco hanno saputo coinvolgere quanti erano accorsi per applaudirlo e fare con lui un tuffo nel recente passato.
L'augurio è che Red continui a mantenere intatta e pulsante questa sua voglia di comunicare attraverso la canzone: in un panorama musicale italiano sempre più arido ed avaro di novità, i fuoriclasse come lui ed i suoi colleghi sono un patrimonio che va custodito.

Autore - Michaela Sangiorgi