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Dossier "Parsifal i 40 anni": Il mito di Parsifal - Domenica 29.09.2013

Parsifal, di ArienConosciuto come uno dei Cavalieri della Tavola Rotonda, i protagonisti del Ciclo Arturiano, Parsifal viene ricondotto più o meno indirettamente a questa figura, anche con altre varianti del nome (Perceval, Percival, Parzival, Perlesvaus, Percivalle, ecc.). Figlio di Pellinore, anch’egli uno dei cavalieri, è fra tutti loro colui che riesce a vedere il Graal.
Il personaggio deriva da varie leggende medievali a tratti diverse fra loro, ma unite dall’archetipo di un ragazzo nato e cresciuto nella foresta (uno dei topoi della letteratura avventurosa) che, recatosi alla corte di Re Artù, diventa uno dei Cavalieri della Tavola Rotonda. È ammesso alla vista del santo Graal perché il suo cuore è puro.
La sua notorietà è dovuta ad una versione che lo identifica nel cavaliere alla ricerca del Graal che più si è avvicinato alla sua conquista. In seguito al suo incontro con il Re Pescatore, discendente di Giuseppe d'Arimatea, durante il banchetto alla sua mensa riesce a vedere il Sacro Graal e la Lancia di Longino, che questi custodisce. Non mettendo in opera, però, il precetto evangelico “Chiedete e vi sarà dato”, non beve alla sacra coppa per non aver chiesto sugli oggetti o sulla natura del male che affligge il Re Pescatore.Parsifal

Nel romanzo medievale tedesco “Parzival” di Wolfram von Eschenbach, Parsifal è il padre di Lohengrin, uno dei custodi del Santo Graal, il cavaliere del cigno delle leggende medievali del Brabante (stato ora diviso fra Belgio e Paesi Bassi), sceso sulla terra per difendere i deboli e per cercare la donna che sappia apprezzarlo semplicemente per la sua umanità.
Parsifal compare inoltre in numerose opere, in versi o in prosa, del XII e XIII secolo. Uno di questi è il "Perceval" di Robert de Boron, poema perduto e facente parte di una trilogia, o tetralogia, di cui sono arrivati a noi solo pochi frammenti. Ancora, le continuazioni dell'incompiuto Racconto del Graal di Chrétien ad opera di De Denain, De Montreuil e Manessier, ed il "Perlesvaus".
Va ricordata “La morte di Artù” di Malory, del 1485, che nel VI° libro vede il cavaliere partire alla ricerca del Graal con Lancillotto, Bors e Galahad.

 

PERCEVAL, IL PRIMO PARSIFAL, DI CHRE'TIEN DE TROYES

Perceval, Il primo Parsifal, di Chrétien de TroyesIspirato da Peredur, nome attribuito a diverse figure semi-leggendarie della Britannia dei secoli bui, di cui il più noto è Peredur ab Efrawg (Peredur figlio di York) la cui vita è raccontata in uno dei romanzi gallesi arturiani associati al Mabinogion, “Le Roman de Perceval ou le conte du Graal” di Chrétien de Troyes rimase incompiuto e fu scritto all'epoca delle crociate, tra il 1175 e il 1190 circa, commissionato da Filippo I d'Alsazia, conte di Fiandra. È considerata la prima opera letteraria in cui si accenna al Santo Graal e sarà il modello dei successivi romanzi ispirati alla sua leggenda. In quest’opera, Perceval presenta già il carattere ed i tratti biografici ripresi poi dagli autori successivi che vi si accosteranno.

Di lignaggio nobile, discende da Giuseppe di Arimatea (Joseph d'Abarimacie), fedele soldato di Pilato e zio di sua madre. Dotato di prestanza fisca, vive la sua gioventù del tutto ignaro del mondo al di là della foresta, in cui vive da solo con la madre. Questa, avendo perduto a causa della guerra sia il marito che gli altri due figli, cavalieri anche loro, tenta strenuamente di tenere il solo figlio rimastole lontano dal mondo e dalla cavalleria, che saranno comunque il suo destino. cresciuto in semplicità di spirito e purezza di cuore, incontra dei cavalieri e, affascinato dalle loro armi, parte per raggiungere la corte di re Artù.Parsifal da giovane

Parsifal lascia la madre, che alla sua partenza muore dal dolore. Vestito da boscaiolo raggiunge la corte del leggendario sovrano, dove si mette in luce per coraggio e virtù, venendo nominato cavaliere da re Artù e successivamente dal signore Gornemant. La nipote di quest’ultimo, Biancofiore, se ne innamora, ma pur ricambiandola, Perceval decide di partire per rivedere sua madre e accertarsi che stia bene, ignorando che quando era partito credendola svenuta al di là di un ponte, lei fosse rimasta uccisa per la sofferenza di veder partire l’unico figlio.

Iniziano così le sue nuove avventure, che lo portano al castello del Re Pescatore, afflitto da una inguaribile ferita che, finché non sarà rimarginata, condannerà la sua terra ad un’infinita tristezza e carestia. Nella sala del castello, durante la cena, appaiono una lancia sanguinante ed un graal, che al suo apparire sprigiona una gran luce. Dietro consiglio di Gornemant, Parsifal ricorda di domandare il meno possibile al Re Pescatore pur provandone l'impulso. Gli oggetti venivano in quel momento portati in una stanza celata ai suoi occhi, all'interno della quale stava il padre del Re. La sua mancata domanda, che esprime l’inosservanza del precetto evangeligo “Chiedete e vi sarà dato”, porterà disgrazia al Re Pescatore ed alla sua terra, che con quelle semplici domande avrebbero potuti essere risanati. Al suo risveglio, Parsifal si accorgerà che tutto è sparito, che è solo nel castello e che deve ricominciare le sue peregrinazioni. Nelle avventure seguenti dovrà rendersi degno di ritrovare il graal, rimediando al suo errore per poter salvare quella terra malata ed il Re Pescatore, di cui incontra il fratello, un eremita, che lo confessa durante la Quaresima e ne rinnova i sentimenti religiosi, persi durante il cammino. Perceval apprende quindi che lui appartiene alla Famiglia del Graal e che il Re Pescatore è suo zio.

Perceval di Frank Cadogan Cowper

"The Legend Of Perceval", Frank Cadogan Cowper.

Qui si ferma il racconto, rimasto incompiuto. Tutti i continuatori dell’opera di Chrétien hanno cercato di dare una conclusione alla storia, di cui è ignoto il finale originario.
Nelle continuazioni apocrife solo alcune si concentrano su Perceval, mentre altre si focalizzano su altri personaggi, come Galvano o Caradoc. In quella attribuita a Waucher de Denain, Perceval ritorna al castello del Graal e ripara la spada di Trébuchet, anche se una minuscola fessura continua a sussistere nella lama, segno che il cavaliere non ha ancora raggiunto la perfezione. In quella di Manessier, il racconto termina con la morte del Re Pescatore e l'ascesa di Perceval al suo trono, che dopo sette anni abbandona per andare a morire nella foresta, portando con se in Cielo il Graal e la Lancia.
Benché Chrétien non avesse fatto in tempo a completarla, la sua ultima opera ha enormemente influenzato il mondo letterario medievale. Perceval fece conoscere il Santo Graal ad una Europa entusiasta, tutte le versioni successive della storia del Graal rimandano a lui direttamente o indirettamente.

PARZIVAL, DI WOLFRAM VON ESCHENBACH

Parzival di Wolfram von EschenbachIl "Parzival" di Wolfram von Eschenbach è una delle più importanti opere della letteratura medievale tedesca, ed è anch’essa fondata direttamente sull'opera di Chretien. Si tratta del primo Bildungsroman (romanzo di formazione), che narra le avventure di Parzival, cavaliere alla ricerca di un’umanità interiore migliore, superiore agli ideali che i cavalieri dell'epoca seguivano.
Prendendo il via dalle avventure e gli amori di Gahmuret d’Angiò, diseredato alla morte del padre Gandin, concentra poi la sua attenzione sul figlio che questi ha dalla regina Herzeloyde, dato alla luce poco dopo la morte del padre: Parzival. Da qui in avanti la storia procede simile a quella narrata da Chretien, impreziosita da altre avventure che servono a meglio caratterizzare l’eroe e ad integrarlo nel ciclo arturiano. Anche se il racconto in se parla anche delle gesta di altri cavalieri della Tavola rotonda e dello stesso Artù, in questa sede la nostra attenzione è chiaramente rivolta a Parzival.
In seguito alla vicenda del Re Pescatore e del Gral e ad altre gesta, Parzival viene condotto da Gawain alla presenza di re Artù, e da questi ammesso a far parte della Tavola rotonda. L’apparizione della messaggera del Graal, Cundrie, che alla presenza di tutti affronta e svergogna Parzival rinfacciandogli la colpa di non aver rivolto ad Anfortas la domanda salvatrice, getta in una profonda angoscia tutta la corte. Parzival, disperato ed umiliato da Cundrie, si sente indegno della Tavola rotonda e certo di non poter contare sull’aiuto di Dio, si congeda da tutti e parte all ricerca del Graal. Giunto di nuovo all’eremo di Sigune, gli viene consigliato dalla donna di seguire le tracce di Cundrie, partita alla volta del Graal. Nel suo vagare, fra altre avventure, giunge presso l’eremita Trevrizent, da cui apprende l’origine e la storia del Graal, delle colpe di cui si è macchiato e della ferita di Anfortas e degli inutili tentativi fatti per risanarlo. Appreso poi dell’infelice visita di Parzival al castello del Graal, lo conforta dicendogli di sperare in Dio e lo assolve dai suoi peccati, per poi lasciarlo partire di nuovo alla ricerca del Graal. Le avventure di Parzival si intrecciano via via con il resto dei Cavalieri della Tavola rotonda, in particolare con Gawain, ma una tristezza ed una malinconia profonda accompagna l’eroe che cerca di stordirsi in combattimenti che lo portano quasi ad uccidere il fratello Feirefiz, ammesso poi anch’egli alla Tavola rotonda. Ed è alla corte di Artù che giunge Cundrie l’indovina, ad annunciare che Parzival è chiamato ad essere re del Graal.

Parzival di Wolfram von Eschenbach

In compagnia della donna e del ritrovato fratello, l’eroe parte diretto da Anfortas, ancora tormentato dal suo male tanto da implorare la morte dai suoi fedeli. Giuntovi, Parzival si inginocchia davanti al Graal e rivolge la fatale domanda che lo risana, che rende Parzival re del Graal e lo porta a ricongiungersi con la sua sposa Condwiramurs, che Parzival ritrova dopo 5 anni e che gli darà l’erede che gli succederà sul trono del Graal, Lohengrin.

PERLESVAUS, O LA TERZA INCARNAZIONE

Chiamato anche "Li Hauz Livres du Graal" (L'Eccelso Libro del Graal), "Perlesvaus" è uno dei romanzi del ciclo arturiano in antico francese, databile tra 1191 e il 1225, di autore ignoto. Conservato in tre manoscritti, due frammenti e due stampe del XVII secolo, sembra essere un proseguimento dell'incompiuto Perceval di Chrétien de Troyes, ma è la storia meno canonica tra quelle arturiane, per via di notevoli differenze rispetto ad altre versioni. Inizia dall’errore commesso dal protagonista fatto nel non porre al Re Pescatore la domanda che lo avrebbe guarito, ma segue poi le avventure di Lancillotto e Gawain, del tutto diverse da quelle presenti resto della letteratura arturiana, con eventi e descrizioni dei personaggi completamente discordanti con le altre versioni della storia.

PARSIFAL, DI RICHARD WAGNER

Parsifal di Richard WagnerUltimo dramma musicale del musicista di Lipsia, è andato in scena il 26 luglio 1882 a Bayreuth, ma la sua prima volta nei teatri europei è del 1º gennaio 1914 con la "prima" a Bologna. Composto tra il 1877 ed il 1882, la sua gestazione ebbe inizio nel 1841 quando, trovandosi a Parigi per curare il Tannhäuser, gli venne consigliata la lettura di alcuni saggi di letteratura medievale tedesca da un suo amico e collaboratore. Uno di questi saggi era uno studio su Lohengrin, figlio di Parsifal, ed un altro sulla leggenda del Sacro Graal, il calice usato da Gesù nell’ultima cena e in cui Giuseppe d’Arimatea raccolse il sangue del Salvatore nel momento della sua deposizione dalla croce. Le idee formatesi in quell’occasione, trovarono nuova energia e spinta nell’estate di quattro anni dopo, mentre Wagner era a Marienbad per una cura termale.
Catturato dal fascino della figura di Parsifal, il puro folle, e della sua ricerca del sacro calice, divorò il "Parzival" di Wolfram von Eschenbach. Nella sua opera Perceval, che nella lingua d’oïl significa “colui che attraversa la valle”, diventa Parsifal, mentre il vecchio ma vigoroso cavaliere Gornemant diventa Gurnemanz. Il nome del re pescatore Anfortas, custode del Graal e vittima del sortilegio del mago Klingsor, resta quasi immutato in Amfortas, ma soprattutto la strega Cundrie è presente nel capolavoro di Wagner con il nome di Kundry, di cuì rappresenta uno dei personaggi-chiave come l’elemento femminile conturbante.Parsifal Accantonato il tutto per un progetto futuro, concentrò per dodici anni i suoi sforzi artistici sul "Lohengrin" e poi sulla maggior parte della tetralogia "Der Ring des Nibelungen".
Osteggiato anche dall’amico Nietzsche per le allusioni religiose, il lavoro di Wagner alludeva in realtà ad una dimensione più misteriosa e indefinita del “sacro”, tramite l'ambiguo legame che mescola cristianesimo e paganesimo, per via dell'adorazione degli idoli (il Graal e la Sacra Lancia) e di valenze d'influenza buddhista, riscontrabili nell'amore per la natura (il cigno e il prato fiorito del Venerdì Santo), nelle doppie vite di Kundry (Erodiade, Maria Maddalena) e nella ricerca di una pace suprema più simile al Nirvana che al Paradiso cristiano, ma soprattutto la leggenda della spada (o della lancia) miracolosamente sospesa sul capo dell'eroe, prettamente buddhista.

La storia parte dall’eremo inaccessibile di Titurel, dove i puri di cuore vivono in castità, traendo forza dalle sacre reliquie là custodite da Titurel: il Graal e la Lancia Sacra che pose fine alle sofferenze di Gesù sulla Croce. Questi tesori danno la forza ai cavalieri di difendere il bene nel mondo, qualora si dimostrino degni e capaci di comprendere la virtù. Incapace di reprimere il richiamo del desiderio e pur di riuscire ad unirsi alla congregazione, Klingsor preserva la sua castità mutilandosi e determinando così la sua esclusione dal convitto e la condanna. Preclusagli la strada della salvezza, Klingsor viene sedotto dal lato oscuro della fede, che converte la sua virtù cristiana in magia nera, grazie alla quale trasforma le pendici del monte su cui vi è l’eremo in un giardino pieno di delizie, dove bellissime donne attirano i cavalieri del Graal, soggiogandoli. Amfortas, figlio di Titurel, cade anch’egli in trappola, abbandonandosi tra le braccia di Kundry, la più insidiosa delle donne del giardino, la cui doppia identità è misteriosamente sospesa tra bene e male. Klingsor ferisce Amfortas con la Lancia Sacra, ripromettendosi di conquistare tutto il Graal. Amfortas, torturato dalla piaga insanabile, ritorna al monastero ed i cavalieri sono condannati a condividere la sua pena, attendendo il solo redentore che potrà salvarli, il "puro folle", insapiente di Dio. In una radura boscosa ai piedi del monastero, tra i cavalieri c’è l'anziano Gurnemanz, il più saggio custode della virtù e della storia del Santo Graal.
L’arrivo di Parsifal viene annunciato dalla morte di un cigno, ucciso da una freccia scoccata dal ragazzo. Parsifal viene rimproverato per il suo gesto dall’anziano Gurnemanz, il quale rimane stupito dall’ingenuità del ragazzo, il quale non conosce nulla del mondo e di se stesso e conserva solo il vago ricordo di sua madre Herzeleide. Il saggio decide di metere alla prova Parsifal e lo conduce nelal sala del Graal, davanti Titurel e Amfortas, alla cui voce il Calice brilla di una abbagliante luce rossastra. Parsifal resta immobile e confuso davanti a tale spettacolo. Gurnemanz, seccato dal comportamento del ragazzo, lo scaccia dalla sala richiudendo la porta alle sue spalle, quando una voce si diffonde proclamando “Sapiente per pietà, il puro folle”. Solo Klingsor, nel suo specchio magico, osserva Parsifal e lo riconosce come il “puro folle” che potrebbe redimere i cavalieri e lo attira dunque nell'abbraccio mortale di Kundry. La donna si rivela nel suo passato reincarnato come l'Erodiade che rise in faccia al Battista. Klingsor la obbliga ad adempiere al proprio castigo, ma pure soffrendo terribilmente, Kundry gli ride in faccia, prendendolo in giro per la sua castità, che lo accomuna ai cavalieri del Graal.

Parsifal, Pinckney Marcius Simons

"Parsifal", Pinckney Marcius Simons.

Parsifal arriva nel giardino magico, tra fiori e colori d'oriente, dove spuntano gruppi di belle fanciulle, le ragazze-fiore, che si rincorrono allegramente, giocando col cavaliere. Quando questi cerca di fuggire, viene chiamato con il suo nome, Parsifal, da Kundry, che riconosce in quel nome lo stesso con cui l’aveva chiamato in sogno sua madre. Kundry chiaramente intende intrappolare il ragazzo, privato dell'amore materno, con la gioia dell'amore erotico. Turbato dalle parole seducenti della donna, Parsifal cade preda di un profondo turbamento, piombando man mano nello sconforto che sembra volersi lenire fra le braccia di Kundry, quando improvvisamente, al termine di un lungo bacio, lo spirito di Parsifal viene inondato dalla consapevolezza dell’inspiegabile, espresso dalla piaga di Amfortas. Kundry lo guarda con stupita ammirazione, pervasa anch’essa dal sincero desiderio di essere redenta, cercando di attirarlo a sé, ma Parsifal la respinge dolcemente, capendo che acconsentendo il suo desiderio cederebbe sempre alla sua seduzione.

Le Chevalier aux Fleurs, Hendrick

"Le Chevalier aux Fleurs", Hendrick.

Resasi conto che Parsifal è ora risoluto a cercare la strada della Salvezza, Kundry inveisce contro di lui, piena di violenta passione, cercando aiuto perché Parsifal non ritrovi la strada del suo Graal. Arriva sulla scena Klingsor, che cerca di fermare Parsifal scagliandogli contro la Sacra Lancia, che resta miracolosamente sospesa sul capo del cavaliere che, afferratala, traccia in aria con essa il segno della croce. Il giardino si muta in deserto e il potere di Klingsor sparisce nel nulla. Parsifal si allontana, dicendo alla donna che lei sa dove trovarlo. Tempo dopo, all'alba del Venerdì Santo, nei pressi del monte su cui vi è l’eremo, giace Kundry, di cui Gurnemanz si prende cura. Umile, penitente, chiede solo di servire, da qui fino alla fine, quando nota un cavaliere misterioso avvicinarsi, che il saggio riconosce come “colui che uccise il cigno", comprendendo infine l’identità di Parsifal nel riconoscere la Sacra Lancia perduta che lui brandisce. Gurnemanz asperge il capo di Parsifal con il contenuto di una fiala, mentre Kundry gli lava i piedi asciugandoli coi suoi capelli. Il cavaliere si china su Kundry e la bacia sulla fronte. La natura brilla ai raggi del Sole. Risuona l'Incantesimo del Venerdì Santo.

Per Wagner, le cui condizioni di salute avevano cominciato a dar segni di cedimento, il Parsifal sarebbe stato il suggello finale della sua visione artistica, costruita pazientemente con le opere precedenti. Per lui, Parsifal avrebbe dovuto esprimere l’espressione figurativa della temporaneità di un processo infinito: la redenzione dell’uomo accolto dal divino attraverso il miracolo dell’amore. Superficialmente questo messaggio universale avrebbe potuto essere rappresentato da una precisa simbologia, quella della ricerca del Graal, e di un personaggio che univa la purezza del proprio essere, avulsa dalla verginità della carne ma espressa nell’innocenza del cuore, con la semplicità dello spirito. Una semplicità talmente assoluta da essere scambiata per follia, da chi era “impuro”. Parsifal era colui che incarnava questi due doni divini: di fatto, nella lingua araba, il suo nome significa esattamente “puro folle”. Parsifal, capace di redimere l’uomo, di riportarlo sul sentiero della salvezza, a prima vista. Per i suoi contemporanei e per chi successivamente si è accostato alla complessa visione del mondo di Wagner, viene portata a termine la trasmutazione spirituale che aveva espresso con le sue opere precedenti e che nel Parsifal arriva al progressivo distacco dalla realtà e alla rinuncia della conoscenza razionale del mondo.
È indiscutibile la vastità di intenti, le molteplici chiavi di approccio, la straordinaria profondità intellettuale e spirituale raggiunti dal "Parsifal", un’opera che ha pochi eguali in tutta la storia della musica. In una lettera scritta all’amico e collaboratore Hans von Bülow nel 1862, quindi vent’anni esatti prima di porre fine al suo capolavoro ed alle prese con l’elaborazione di un’altra sua opera, Wagner scrisse che il "Parsifal" sarebbe stata sicuramente la sua ultima opera. Lui stesso, che per tutti i suoi settant’anni non si stancò mai di creare, distruggere, anticipare, precisare e spazzare via con la sua arte rivoluzionaria il mondo della cultura europea, aveva compreso che, dopo il "Parsifal", non sarebbe stato più in grado di scrivere niente altro.

IL PARSIFAL DI VALERIO NEGRINI

ParsifalL’eroe a cui è dedicata la title-track del sesto album (il quinto ufficiale) dei Pooh, pubblicato nel 1973, nei versi di Valerio Negrini, fondatore del gruppo, prende le mosse dallo stesso personaggio della mitologia riassunto nell’opera "Parsifal" di Richard Wagner. Iconograficamente il legame è evidente nella copertina, riproposta di una locandina che presentava l’opera in una delle sue rappresentazioni, ed i costumi da cavaliere che i quattro componenti attivi del gruppo indossano nelle foto dell’album. Negrini era notoriamente un appassionato di musica lirica ma soprattutto un lettore onnivoro, dotato di una mente fertile capace di muoversi su sentieri creati dalle suggestioni che gli provenivano da ogni dove. Con poche strofe (il brano, anch’essendo uno dei più lunghi dei Pooh, ha notoriamente un testo breve e che ne occupa solo una parte) si delineano le immagini vivide descritte nel mito da più di mille anni ormai.
Quindi vediamo Parsifal, nato selvaggio e puro nell’anima e che non conosce la paura, vivere nella sua foresta finché non incontra i cavalieri, simili a dei. Con l’appellativo “folle nell’alba” si richiama quindi il “puro folle” della leggenda che, incuriosito dai racconti dei cavalieri e affascinato dalle loro armi, decide di andare incontro a quello che non sa essere da sempre il suo destino. Proprio quel destino espresso dal suo stesso nome, che lo designa come il futuro custode della luce del Graal, a cui Parsifal va incontro.Pooh
In un lungo viaggio, in cui incontrerà anche le fanciulle-fiore (unico palese legame con il mito arturiano) la sua vita resa solitaria dalla ricerca non sarà priva di dubbi, fino a quello più grande, sul sacrificio che ha scelto di fare votandosi totalmente alla causa del Graal rinunciando all’amore. L’incontro con una donna, dall’età incantata e straniera, riecheggia il personaggio di Kundry, e nelle braccia di lei il cavaliere si perde. Da questo punto la storia sembra distaccarsi sia dal mito wagneriano che da quello arturiano: Parsifal abbandona le armi nell’erba alta in riva al fiume, lasciandole al sole e alla rugiada. Per amore, rinuncia al suo destino sacro e qui si ferma il suo cammino.
Questo finale diverso è stato spesso sottolineato in diverse occasioni e può essere ricondotto alla spiritualità dell’autore, da sempre dichiaratosi ateo, che sembra però voler prendere le distanze più dal cristianesimo e dai suoi dogmi in questa canzone, che dalla figura di Dio.
Per Negrini è stato sempre l’amore l’unica forza, l’unico motore capace di far girare veramente il mondo, ed ha saputo parlarne come pochissimi altri autori nel panorama mondiale.

«Dossier "Parsifal i 40 anni": La leggenda di Parsifal» non termina qui.
Prossimo appuntamento con «Dossier "Parsifal i 40 anni": Di cavalieri, canzoni ed amori».